Anni 2000

Direttore a Torino - John Gabriel Borkman Premio Ubu 2002 - Di nuovo nomade - Percorsi verso il silenzio - La Biennale di Venezia 2004 - Nostoi, i ritorni: Pirandello, Ibsen, (Strindberg), Cechov, Pasolini - I Corsi di Alta Formazione con ERT - Finalmente Beckett: Finale di partita (Premio Ubu)

Negli anni 2000 e 2001 Massimo Castri dirige il Teatro Stabile di Torino. Il primo anno rinuncia a fare nuove regie, si occupa della struttura, di conoscere il teatro e la città e di cercare di impostare una linea. Ha più mezzi rispetto a Prato, ha molti progetti, guarda all'Europa e alla continuità. Gli assi principali rispetto ai quali si propone di costruire sono i seguenti:   

la programmazione: la dimensione internazionale (l'inserimento in stagione di importanti spettacoli delle punte della regia europea; arrivano a Torino Lev Dodin, Robert Lepage, Peter Brook), la contaminazione dei linguaggi e l'attenzione per il Nouveau Cirque francese, una forma di spettacolo che allarghi la partecipazione e i "limiti" del concetto di teatro;  

la formazione: Castri inventa per la Scuola del Teatro Stabile, il cui Direttore, dopo Luca Ronconi è Mauro Avogadro, un quarto anno di specializzazione che prevede, oltre ad alcuni seminari, il coinvolgimento degli allievi neodiplomati come protagonisti di due produzioni dello Stabile (Visita dell'uomo grigio di Dario Buzzolan, regia di Mauro Avogadro e L'impresario delle Smirne di Carlo Goldoni, regia di Giancarlo Cobelli); l'anno successivo gli allievi del secondo anno della scuola partecipano allo spettacolo Risveglio di primavera di Wedekind, regia di Marco Plini. 

All'incrocio di queste due strade, nella programmazione delle due stagioni si apre la sezione Progetto Giovani di sostegno e coproduzione di giovani compagnie nate da gruppi di ex-allievi. 

Terzo punto fondamentale riguarda la politica relativa agli spazi. Castri è favorito dalle circostanze nel portare avanti una linea di differenziazione delle sale e dei linguaggi. Nel corso della stagione 2000-2001 a Torino riapre, dopo un restauro ventennale, la sala del Teatro Gobetti, inaugurata con la ripresa de La ragione degli altri. Una sala più piccola, neoclassica, che viene dotata di molte migliorie tecniche per facilitare la trasformazione dello spazio, ma che di fatto, come il bellissimo Teatro Carignano, conserva il vincolo dell'arco scenico. Castri cerca, e trova, uno spazio nuovo, che permetta la sperimentazione. Per poter riprendere l'Ifigenia allestita al Fabbricone di Prato, individua lo spazio dell'ex Cinema Astra, ottenendo di riaprirlo e di poter avviare i primi lavori di restauro necessari per l'allestimento, con una capienza ridotta a circa 120 posti. Il deserto di sabbia con rovine ideato da Claudia Calvaresi che invade la sala sventrata dalle ruspe ha un fascino visivo fortissimo. 

Intervista a Massimo Castri di Silvia Del Pozzo, Teatro Massimo, in "Carnet" novembre 2000, pp. 121-122

Nel 2001 è premiato dall'Associazione Nazionale dei Critici del Teatro per il suo lavoro di regia critica, «irriducibile alle banalità del mestiere e alle consuetudini». In autunno debutta al Teatro Carignano la prima regia di Castri come direttore dello Stabile di Torino: la scelta è spiazzante, Madame de Sade di Yukio Mishima è un titolo inconsueto, non è un classico, l'allestimento raffinato e affascinante. Appartiene a un filone di ricerca più privato di Castri sulla polarizzazione del maschile e del femminile, 

Nel 2002, un anno prima della scadenza del mandato, si dimette, quasi un unicum nel teatro italiano, per dissidi con il Consiglio di Amministrazione che diventano insanabili, complici le intromissioni della politica locale. La notizia diventa ufficiale mentre Castri è in allestimento al Teatro Nuovo: una nuova edizione del John Gabriel Borkman, dopo la versione del 1988 con Schirinzi (nel cast Vittorio Franceschi, Ilaria Occhini, Lucilla Morlacchi, Alarico Salaroli, Pierluigi Corallo, Sara Alzetta, Silvia Ajelli). Lo spettacolo, a dispetto di una prima esclusione dai programmi, viene ripreso in tournée l'anno successivo e Castri vince il premio UBU alla regia.

Castri torna a Firenze ma non ha più "casa", non ha più teatro, e riprende, non senza fatica e polemiche, un lavoro di progettazione a medio termine che cerchi di conciliare esigenze poetiche e professionali. L'occasione è colta dal Teatro Biondo di Palermo, diretto da Pietro Carriglio che insieme al Teatro di Roma impegna Castri per tre produzioni in due anni; è un ritorno agli autori noti Pirandello e Ibsen. 

Se Questa sera si recita a soggetto, permettendo a Castri il confronto con un caposaldo della trilogia del metateatro, di fatto riprende, a distanza di più di vent'anni, il filone pirandelliano dove si era interrotto, Quando si è qualcuno è invece un'operazione diversa. È un testo quasi mai rappresentato che riserva a Giorgio Albertazzi, che del Teatro di Roma è direttore, il ruolo di protagonista. Il ritorno a Pirandello e l'approfondimento di testi dell'ultima sua produzione drammaturgica, porta Castri a estremizzare la prospettiva della crisi della scrittura in una linea di lettura che, per strade diverse, sembra portare all'afasia, alla rinuncia alla parola e al suo significato. È una linea di poetica trasversale a più autori in questa fase dalla sua creazione che rimanda sempre più frequentemente a Beckett. Il ritorno a Ibsen si concretizza con l'allestimento di Spettri, a Palermo, pensato per Valeria Moriconi come nel progetto originale di fine ani Settanta, sarà portato a termine con protagonista Ilaria Occhini a causa dei probelmi di salute della grande attrice marchigiana. 

L'inizio dell'allestimento coincide con l'apertura del 36º Festival Internazionale del teatro  della Biennale di Venezia di cui Castri è direttore: coadiuvato da Renato Quaglia, Castri sceglie di impostare, attraverso il programma una riflessione sulla drammaturgia contemporanea italiana e europea a partire dalle ultime grandi scritture del Novecento italiano (Pasolini e Testori) investendo il budget in dieci spettacoli diretti per la gran parte da artisti emergenti che, attraverso una rete di coproduzioni, possano avere vita al di là dell'orizzonte del festival. 

L'attività di Castri continua, ma per mancanza di interlocutori resta frammentaria e si interrompe la possibilità di progettare e costruire ad ampio raggio, di intervenire sul sistema del teatro pubblico. L'impossibilità di agire e incidere nel tessuto collettivo resta per Castri una ferita, fonte di insoddisfazione e di un senso di "menomazione". Continua a fare regie e imposta una nuova fase di impegno nella didattica trovando un rapporto più continuativo con l'ERT di Pietro Valenti. Il primo progetto è Il padre, il primo Strindberg di Castri, protagonisti Umberto Orsini e Manuela Mandracchia. 

Castri torna anche su Euripide, realizzando con Alcesti (2006, Teatro stabile dell'Umbria, Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma) il secondo capitolo della trilogia su Eracle immaginata al tempo di Trachinie. E' sempre del 2006 la riedizione di Ecuba per l'INDA a Siracusa, protagonista Elisabetta Pozzi, indimenticabile.

Dopo una breve parentesi alla Scuola Paolo Grassi di Milano, progetta e dirige i due corsi di Alta Formazione Attorale per Emilia Romagna Teatro (2006 e 2008) in cui torna a confrontarsi con le giovani generazioni di attori. Le due esperienze sono centrate sul sottotesto e sulla coralità. Dopo un percorso di mesi di studio, in cui Castri è coadiuvato da Marco Plini e Monica Conti, hanno come esito una terza edizione del Così è (se vi pare) ( 2007 Premio Gassman 2008, dopo una fortunatissima tournée) e La presidentessa (2008). 

Il dialogo resta aperto anche con il Teatro di Roma che consente a Castri di realizzare grandi allestimenti e alcuni affondi su autori amati: Čechov di Tre sorelle (2007) e Pasolini di Porcile (2008). 

Nel 2009 iniziano per Castri alcuni problemi di salute che lo portano a diradare l'attività.

Nel 2010 arriva a Beckett, ai capitoli finali dell'esplorazione della crisi del dramma borghese e dei suoi tentativi di salvataggio o superamento: il suo Finale di partita, (con Vittorio Franceschi e Milutin Dapčević) sembra raccogliere spunti presenti sottotraccia da una vita, in una forma che realizza nel modo più perfetto ed eessenziale la poetica del gesto unico, cercato da Castri per rovesciare e ribaltare il senso del testo in modo rivoluzionario, ma con semplicità. Le voci dei bambini che inaspettatamente entrano in scena all'apertura della finestra cambiano radicalmente di senso la storia di questa ennesima coppia di fool condannata a stare insieme e che scappa dalla vita in ultimo -  secondo Castri -  non perché vita non ci sia più all'esterno del loro mondo rifugio, ma per paura, per limite, per incapacità, per quella fallibilità dell'umano che Castri ha cercato e saputo raccontare, in tanti suoi spettacoli con un misto contraddittorio di crudeltà e tenerezza. Sarà ancora un premio Ubu alla regia.

Nella stessa stagione Castri torna ancora sullo scavo delle nevrosi e sull'incapacità di afferrare la felicità ne Il Misantropo, protagonisti Massimo Popolizio e Federica Castellini (Teatro di Roma).  L'ultima regia è del 2011: debutta al Teatro Metastasio di Prato La cantatrice calva di Ionesco interprete la compagnia stabile del Metastasio diretot da Paolo Magelli. Castri non riesce a seguire le prove per motivi di salute e il progetto di messinscena viene portato avanti e realizzato da Marco Plini. Lo spettacolo ha un incredibile successo di pubblico e viene ripreso nelle tre stagioni successive.

Massimo Castri muore nella sua casa di Firenze il 21 gennaio 2013.

Renato Borsoni ritirerà per lui il premio Hystrio alla regia alla memoria.

Massimo Castri al debutto di Ecuba al Teatro greco di Siracusa, 2006

Ilaria Genatiempo, Sergio Leone, Elisabetta Pozzi, Sergio Romano, Paolo Calabresi, Miro Landoni ph_ Carmine Aviello/AFI Siracusa AINDA

Approfondimenti: La Biennale Teatro 36°

Foto copertina ph_ Marcello Norberth