Urfaust

ACTB

1985-1986

URFAUST di Johann Wolfang Goethe 

Traduzione di Mario Specchio


Regia  Massimo Castri

Scene e costumi  Maurizio Balò

Musiche  Giancarlo Facchinetti

Luci Emidio Benezzi


Interpreti: Pino Micol (Faust), Sara Crescenzio (Lo spirito), Alarico Salaroli (Wagner), Piero Farneti (Lo studente), Virginio Gazzolo (Mefistofele), Laura Montaruli (Margherita), Antonietta Carbonetti (Marta), Paola Salvi (Lisetta), Franco Bertan (Valentino)


Produzione: Centro Teatrale Bresciano Compagnia della Loggetta in collaborazione con la Biennale di Venezia e il Comune di  Roma


Debutto: Venezia, “XXXIII Festival internazionale del teatro”, Teatro Malibran, 12 ottobre 1985.


Note:

L'11 ottobre 1985 alla Biennale di Venezia  Massimo Castri riceve il Premio del Consiglio d’Europa per il teatro.

Ripresa 1986-1987

Mauro Avogadro  sostituisce Pino Micol (Faust), Delia Bartolucci sostituisce Antonietta Carbonetti (Marta), Cinzia Gabatelli  sostituisce Paola Salvi (Lisetta), Alessandro Baldinotti

Laura Montaruli (Margherita) vince il premio Ubu 1985-1986 e il premio Duse 1987 come attrice emergente.

Massimo Castri sui personaggi

Pino Micol ph_Tommaso Le Pera ACTB

Faust: ho voluto fosse giovane. In verità il problema dell'età di Faust nell'Urfaust è tuttaltro che semplice; dopo vari ripensamenti ho deciso di dare una soluzione ambigua: Faust è giovane e vecchio nello stesso tempo, è un giovane afflitto dalla malattia del sentirsi vecchio. In realtà, avrei voluto che in questa scena Faust portasse una grande parrucca, una parrucca professorale, bianca, tardoseicentesca o primo Settecento, che mi pareva avrebbe conferito al personaggio una sorta di ambiguità di giovane e di vecchio insieme. A questo proposito c'è stata invece una divergenza d'opinioni con l'attore, che di fatto si è rifiutato d'indossarla.

Virginio Gazzolo, Pino Micol ph_Tommaso Le Pera ACTB

Mefistofele: legato a Faust in un gioco di doppio permaente, indossa per lo più lo stesso costume di Faust, in un complesso gioco di geometria scenica. Ma, essendo Mefistofele l'elemento ludico della coppia, egli utilizza anche, in determinate situazioni, ulteriori travestimenti: in questo caso Mefistofele gioca a fare il diavolo e pertanto indossa un mantello rosso.

Virginio Gazzolo ph_Tommaso Le Pera ACTB

Laura Montaruli ph_Tommaso Le Pera ACTB

Margherita: immagine di un profondo lirismo seppure molto concettualizzato. La finestra dietro di lei è pantografata e appare enorme rispetto alla piccola figura umana. Non è facile la comprensione del personaggio di Margherita: se in un primo momento appare costruita per stereotipi, ad una lettura più approfondita si scopre invece quanta forza, energia e verità vi siano in questo personaggio. Viene presentata certo entro un tipo di codice molto preciso, fortemente lirico e stilizzato, quasi esclusivamente nella dimensione del monologo. Ma si avverte nello svolgimento dell'azione una maturazione progressiva del personaggio che da fanciulla si fa donna.


Scena del carcere: l'uso di un costume in stridente contrasto con quelli usati in precedenza da Margherita, sta ad indicare la finale demonizzazione di un personaggio. Il rosso dell'abito crea un rapporto evidente con Mefistofele, quasi di identificazione: ora è lei il vero diavolo. Nella lettura della scena del carcere mi ha infatti colpito la trasformazione di Margherita in pura forza erotica: forza che infatti spaventa e respinge Faust. I due personaggi ora non si riconoscono più, si contrappongono in un gioco dialettico completamente diverso e hanno compiuto come un giro di 360° in direzione opposta. Faust è ritornato nella veste primitiva di professore e rimane quasi escluso; il vero rapporto è ora tra Margherita e Mefistofele, che appare infatti in un costume da diavolo settecentesco.


Massimo Castri, Per una drammaturgia goethiana: «Urfaust», in Viaggio con Goethe : atti del Convegno di studi : Brescia, 8-9 maggio 1986, a cura di Irene Perini Bianchi, Centro Teatrale Bresciano (Ctb/Argomenti di Teatro 1), Brescia [1986] pp. 69-71 e 76.

Pino Micol, Laura Montaruli ph_Tommaso Le Pera ACTB

Massimo Castri sulla scenografia

Pino Micol ph_Tommaso Le Pera ACTB

Faust esce nel mondo: il passaggio di linguaggio è sottolineato anche da un salto d'epoca, dal tardo Seicento al Settecento. Nella parte centrale dell'Urfaust mi è parso di cogliere profondi echi del Don Giovanni, alla cui figura mi sono rifatto, almeno in parte, per una delineazione del personaggio. Naturalmente si tratta di un Don Giovanni tedesco, spesso impacciato, timoroso di tutto quanto rappresenta il sentimento e l'eros e dunque incapace di un rapporto vero con la donna. La scenografia è fatta di elementi che non hanno nulla a che vedere con la Germania né tantomeno con il mondo gotico; richiamano piuttosto certi ambienti della pittura toscana dei primi del Novecento. Si tratta di elementi mobili che tendono ad accentuare il carattere di giocosità della seconda parte dello spettacolo e a conferirgli una natura filmica. La riconquista dell'intero spazio del palcoscenico restitituisce il sentimento di "stupore" del giovane Faust che dal mondo dei libri si avventura finalmente nel mondo aperto, in compagnia del diavolo. Tutto ciò accentua il contrasto con la parte iniziale che si svolge invece su una piattaforma elisabettiana, immobile, contorno spoglio della solitudine di Faust.

Pino Micol ph_Tommaso Le Pera ACTB

Faust cerca Margherita: siamo nella terza parte, quando Faust ignora la sorte della fanciulla. La luce è completamente cambiata, ora, è livida; gli oggetti sono gli stessi, ma dietro c'è il vuoto. In questa parte dello spettacolo c'è tutta una sorta di movimento teso a ricomporre, a mo' di giocattolo, il paese di Margherita, che non ritrova tuttavia la sua forma originaria. Gli elementi scenografici sono gli stessi usati nella parte centrale dello spettacolo, ma sottraendo il grande fondale di riferimento, li ho straniati completamente, ridotti ad una sorta di sculture durissime proiettate nel palcoscenico che si va svuotando progressivamente fino a diventare, nella parte finale, nudo carcere in uno scenario vuoto.


Massimo Castri, Per una drammaturgia goethiana: «Urfaust», in Viaggio con Goethe : atti del Convegno di studi : Brescia, 8-9 maggio 1986, a cura di Irene Perini Bianchi, Centro Teatrale Bresciano (Ctb/Argomenti di Teatro 1), Brescia [1986] pp. 72 e 75.

Approfondimenti

BIBLIOGRAFIA

Massimo Castri, Per una drammaturgia goethiana: «Urfaust», in Viaggio con Goethe : atti del Convegno di studi : Brescia, 8-9 maggio 1986, a cura di Irene Perini Bianchi, Centro Teatrale Bresciano (Ctb/Argomenti di Teatro 1), Brescia [1986] pp. 63-76;


Parte dei taccuini di regia sono pubblicati in: Massimo Castri, Appunti per Urfaust, a cura di Ettore Capriolo,  Centro Teatrale Bresciano (Ctb/Argomenti di Teatro 2), Brescia, [1987], pp. 9-38