La Presidentessa

2009-2010

LA PRESIDENTESSA di Maurice Hennequin e Pierre Veber

traduzione di  Sandro Bajini


regia Massimo Castri

scene e costumi Claudia Calvaresi

luci Robert John Resteghini

musiche originali Arturo Annecchino

suono Franco Visioli


Interpreti: Alessandro Federico (il Presidente Tricointe), Alessandro Lussiana (Pinglet/Bienassis), Davide Lorenzo Palla (La Moulaine/Marius), Vincenzo Giordano (Bouquet Des Ifs /Francesco/ Domenico), Francesca Debri (Dionisia), Federica Fabiani (Aglae), Diana Hobel (Sofia/Angelina/Giulietta), Giorgia Coco (Gobette), Michele Di Giacomo (Cipriano), Marco Brinzi (Ottavio Rosimond), Antonio Giuseppe Peligra (Poche)



Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile dell'Umbria

Debutto: Cesena, Teatro Bonci, 12 novembre 2009


Note:

Anteprima come esito del corso di Alta Formazione: Modena, Teatro Storchi, 11 Giugno 2009 

INTERVISTA A  MASSIMO CASTRI PAOLA CARMIGNANI 30.12.2009

Bozzetti della scena di Claudia Calvaresi

 I COSTUMI di Claudia Calvaresi

Alessandro Federico 

ph_Caselli Nirmal AERT

Federica Fabiani 

ph_Caselli Nirmal AERT

Michele Di Giacomo, Giorgia Coco

ph_Caselli Nirmal AERT

Marco Brinzi, Antonio Peligra, Francesca Debri

ph_Caselli Nirmal AERT

Alessandro Lussiana

ph_Caselli Nirmal AERT

Diana Hobel

ph_Caselli Nirmal AERT

Dalla Rassegna Stampa

La pièce di Maurice Hennequin e Pierre Veber è un meccanismo perfetto, è un ingranaggio ad orologeria che Massimo Castri affida ad un gruppo di giovani e giovanissimi attori, al termine del corso di formazione di Emilia Romagna Teatro. L'esito di quello che potrebbe definirsi un saggio di scuola è divertente, ben fatto, una vera sorpresa. Due ore e mezza di battute, di relazioni consumate su un divano, di intrecci sentimentali al limite della verosimiglianza volano via in un soffio. L'intricata trama de La Presidentessa è un gioco pirotecnico di trovate che fanno sorridere, stupiscono nel loro essere un po' demodé eppure così eterne nel loro compiersi. Il vaudeville per Massimo Castri è una sorta di prova d'esame, è un lavoro intelligente di ripasso dei fondamentali del teatro, in cui l'attore è corpo in funzione di un ritmo, di una coralità che va rispettata, di un porgere la battuta perché scoppi la risata. Su questo versante della semantica Castri lavora con intelligenza e mestiere e sopperisce alla natura acerba e giovane degli interpreti accentuando gli aspetti grotteschi e comici di questi personaggi da operetta che descrive e fa muovere con fare farsesco, con eccessi di toni e di colori, quasi sottraendoli volutamente ad ogni tentazione realistica. L'impostazione è efficace e di buona tenuta; questo per quanto riguarda l'aspetto formale e linguistico di questo insolito e bel vaudeville, firmato da Massimo Castri. Nel riferimento a una magistratura irreprensibile ma che non esita a frequentare i caffè concerto, nel riferire di una soubrette che ai giorni nostri potrebbe essere una delle escort balzate agli onori delle cronache, nel mostrare un ministero che assomiglia più che altro a un bordello ci sarebbe di che affondare il coltello nella satira e nei riferimenti all'oggi. Massimo Castri lascia — come sua abitudine — che a parlare sia il testo, che i paragoni siano fatti dallo spettatore e si limita (ma che eccelso limitarsi!) alla forma, regalando un esempio intelligente di altissima qualità teatrale.

Nicola Arrigoni, PRESIDENTESSA (LA), www.sipario.it, 8 febbraio 2010

Marco Brinzi, Michele Di Giacomo ph_Caselli Nirmal AERT

Castri, dopo “Le tre sorelle”, torna al gruppo di giovani con cui aveva affrontato il Pirandello di “Così è (se vi pare)”. La ricerca prosegue, anche su questo testo, sul lavoro della maschera, della caratterizzazione quasi animale dei personaggi, al limite tra il fumettistico e l’espressionista. E così il Giudice, o il Ministro della giustizia di questa commedia degli equivoci, potrebbero dirsi venuti fuori da una sequenza disegnata di Alan Ford come da un quadro satirico di Otto Dix. Il trucco degli interpreti, clownesco, fin dall’inizio porta la lettura sul tono dell’eccesso.

Renzo Francabandera, La Presidentessa di Massimo Castri: tra vaudeville e sindrome di photoshop, www.klpteatro.it, 29 novembre 2009

Una volontà politica del teatro esiste ancora? E dove possiamo rintracciarla, oggi? Sono domande che ritornano di quando in quando alla mente dello spettatore. E tanto più davanti al lavoro di Massimo Castri che da uomo di libri prima che di scena, in anni lontani, aveva tentato di ripensare la prospettiva del teatro politico, affiancando Artaud ai più prevedibili (e ortodossi) nomi di Piscator e Brecht. Si trattava allora di sottrarre l’ostico termine a una triste accezione di stampo contenutistico o declamatorio. Oggi, ci si interroga su come possa funzionare politicamente la messa in  scena de La presidentessa di Maurice Hennequin e Pierre Veber, uno dei capisaldi del vaudeville di matrice francese e ottocentesca. Politica è intanto la scelta di continuare il lavoro con il giovane gruppo di allievi usciti dal corso di formazione voluto da Emilia Romagna Teatro, che produce anche lo spettacolo con cui una stagione fa aveva messo in scena benissimo il pirandelliano Così è (se vi pare), che un sistema teatrale sano avrebbe tenuto a lungo in repertorio. Già lì usando il segno leggero del vaudeville per scardinare la seriosità e il pensoso perbenismo del dramma borghese. E che sia una chiave cara a Castri, è risaputo. A qualcuno non piace. C’è alla base il rifiuto, anch’esso politico appunto, di agire sullo spettatore da un punto di vista emotivo o sentimentale, la volontà di spingere piuttosto sulla sperimentazione linguistica, fare appello a una diversa modalità di comunicazione, che poi vuol dire una volontà di scavo dei mezzi specifici del teatro, linguistici certo ma anche strutturali, organizzativi.

Forse è proprio la riuscita di quella prova che ha convinto il regista toscano a puntare in alto, a tentare l’allungo diretto all’interno del teatro di genere. Senza filtri o mediazioni, senza coperture culturali. E i maestri insegnano quanto possa essere formativo questo passaggio (si rilegga La mia vita nell’arte di Stanislavskji, nella nuova bellissima edizione curata da Fausto Malcovati). 

Gianni Manzella, Il segno leggero del vaudeville. La Presidentessa secondo Massimo Castri, www.art-o.eu, 16 gennaio 2010

Giorgia Coco, Michele Di Giacomo, Alessandro Federico, Federica Fabiani, Francesca Debri, Marco Brinzi

ph_Caselli Nirmal AERT