Ravensbrück

Valeria Moriconi ph_Tommaso Le Pera

1990-1991

RAVENSBRÜCK (LA RACCONTASTORIE) 

di Renato Sarti


Regia Massimo Castri

Scene e costumi Tobia Ercolino

Musiche Bruno De Franceschi


Interpreti: Valeria Moriconi, Patrizio Rispo


Produzione: Teatro e Società - Roma

Debutto: Benevento, Teatro Palazzo De Simone, 8 settembre 1990 "XI Rassegna Città e spettacolo"

Note: 

Il testo di Sarti ha vinto il premio Vallecorsi 1987. 

Valeria Moriconi riceve il Premio IDI per la sua interpretazione 

Dalla rassegna stampa

L'autore della novità, Renato Sarti, ha già meritato la stima di Strelher, che gli ha messo in scena l'atto unico Libero. Un maestro della sperimentazione, Massimo Castri, ha accettato di firmare la regia, e una grande attrice, Valeria Moriconi, ha voluto rappresentarlo. La racconta storie (ma perché avere banalizzato il titolo originale Ravensbrück, ben più intrigante?) rappresenta dunque, nel panorama teatrale della stagione, un avvenimento degno di attenzione.

Vediamo il testo anzitutto, Sarti ha messo a confronto in un ufficio di polizia da "giallo all'italiana", ossia scalcinato, una barbona dal passato misterioso, portata verso la bottiglia e raccontaballe, e un ispettore di polizia che conduce come può e come sa le indagini per verificare se la donna abbia veramente ucciso un'altra barbona, avida e maligna, con una coltellata nella schiena. L'indiziata ha un alibi che l'ispettore stima poco credibile, l'alibi si rivelerà fondato ma, prima, succede il finimondo. Infuriata perché il poliziotto la maltratta e maltratta la sua mercanzia, palloncini e giocattoli di plastica che sono la sua fonte di sostentamento, la vecchia lo prende in ostaggio brandendo una pistola e lo ammanetta. Intanto, fuori, nevica. Intanto dei poliziotti cecchini si appostano sui tetti. Intanto vien fuori quel nome ch’era il titolo originario della pièce Ravensbrück: lager femminile del Terzo Reich dove la donna, incinta, era stata reclusa. Fantasmi della guerra, confronto di generazioni. O la vecchia, appunto, conta soltanto balle? L'ambiguità del personaggio - stuzzichevole, evidenziata dall'abbigliamento, dai gesti e dai toni "a sorpresa” della Moriconi - è quella di una “folle di Chaillot" finita in un commissariato. Giraudoux è in effetti, per un testo del genere, un riferimento d'obbligo, ma sul piano letterario Ravensbrück si presenta soprattutto come una storia che comincia alla Simenon e diventa un grottesco alla Dürrenmatt. Non crederete un attimo, a questo punto, alla morte - finta, difatti - della vecchia, ad opera di un cecchino.

Paradossalmente, e purtroppo, la parte patetica di La raccontastorie è la più fragile, per eccesso di prevedibilità. Voglio dire che qui la pièce di Sarti - ben congegnata a mio parere, non quanto però una sua precedente commedia, Gianna Nicoletti, passata purtroppo quasi inosservata - denuncia la sua costruzione mentale. E non so, francamente, se questa impressione non venga accentuata dalla foga con cui la Moriconi si appropria della parte, mostrandosi per quella che è, protagonista assoluta ma usando il personaggio invece di “essere usata”. Come regista Castri ha fatto quanto doveva: l'azione corre via a ritmi veloci, cinematografici, carichi di effetti da farsa nera. 

Ugo Ronfani, La vecchia venuta dal lager e il commissario maldestro in “Hystrio” n.1 1991, p. 110.

"Dato lo stentato copione sarebbe vano chiedere alla regia di Massimo Castri più della ricerca di effetti concretamente perseguiti, esasperando le coloriture, tra nevicate, pistole vere o finte e palloncini, nell'interno funzionale di Tobia Ercolino"

Franco Quadri, Donne senza tracce, "La Repubblica"(Roma) 12 settembre 1990

"La messa in scena di Castri asseconda con qualche schematicità, ma non senza efficacia, l'effettismo "cinematografico" del copione. Energica e versatile, la Moriconi ha dato la necessaria metodicità al folle pedagogismo (o, se si preferisce, alla follia pedagogica) del suo personaggio, mentre Rispo mi è parso a tratti credibile, ma troppo spesso sopra le righe, nel disegnare l'"apprendistato" dell'inquisitore inquisito. Funzionali al progetto registico la scena di Tobia Ercolino e le musiche di Bruno De Franceschi. attento e divertito il pubblico della replica cui ho assistito". 

Giovanni Raboni, Corpo a corpo a Benevento, tra la barbona e l'ispettore, in "Corriere della Sera", 13 settembre 1990 

Valeria Moriconi ph_Tommaso Le Pera

"Assecondata dalla regia insolitamente "non creativa" di Massimo Castri, che si limita ad accentuare le scansioni cinematografiche delle incalzanti sequenze, la Moriconi può sbizzarrirsi appieno nella coloritura compiaciuta della venditrice ambulante di palloncini policromi sospettata di aver accoltellato a morte, al dormitorio pubblico, una odiosa vicina di letto, già in precedenza minacciata di "un bel coltello sulla schiena". "

Gastone Geron, La Moriconi splendida barbona incanta Milano con le bugie della "Raccontastorie" di Sarti, in "Il Giornale", 22 novembre 1990.

"Ma c'è una Valeria Moriconi a fare deliziosamente la vecchietta, a darle sfacciataggine e innocenza e furbizia con ben godibili quanto accorti virtuosismi, a costruire le coordinate di un personaggio abbozzato, a portare al successo (con la fervida collaborazione di Patrizio Rispo), la novità di Renato Sarti, nello spettacolo firmato da un regista come Massimo castri, dunque essenzialità e sodezza e sottile allucinazione"

Odoardo Bertani, Vecchia, un po’ folle racconta le sue storie, in "Avvenire", 23 novembre 1990