Taccuini 

«L’uso di taccuini (in realtà semplicemente blocchi o quaderni  spesso riciclati) scritti a mano accompagna tutta la vita di Massimo dai tempi della adolescenza e della scuola: inizialmente letture saggistiche o di testi, composizione di poesie; poi dall’ 80  i taccuini diventano numerati  e  più o meno classificabili».

da una nota di Margherita Castri che apre il documento di prima classificazione e ordinamento cronologico dei taccuini 

L'abitudine alla scrittura ha accompagnato Castri per tutta la vita. Attraverso il dialogo con la pagina scritta, Castri fissa il pensiero e l'emozione, a partire dai quaderni del periodo universitario che sono il luogo in cui Castri comincia a esprimere la propria "voce", caratterizzata sempre da un approccio personale e critico. 

I taccuini registrano la sua attività di studioso e saggista, la grande creatività progettuale, le esperienze e la riflessione politica e soprattutto la fase più personale del suo lavoro di regista quella dedicata alla preparazione degli spettacoli. Sono materiali preziosissimi, ricchi di intuizioni illuminanti, di contenuto e di metodo.  

Gli importanti progetti editoriali della Ubulibri di Franco Quadri realizzati in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano, curati negli anni Ottanta da Ettore Capriolo, Pirandello Ottanta e Ibsen postborghese hanno rielaborato e reso disponibili le intuizioni critiche e metodologiche di Castri sui grandi autori della crisi del dramma borghese, così come la più recente pubblicazione di parte dei taccuini sulla tragedia greca, curata da Isabella Innamorati per Carocci (I greci nostri contemporanei), ha illustrato i percorsi dell'indagine di Castri su Euripide, l'autore forse più amato, e sul ciclo dei figli degli eroi. Anche estratti più brevi dei taccuini di altri spettacoli sono stati pubblicati in programmi di sala o in articoli su riviste accademiche. Si tratta però, in un certo senso, della punta dell'iceberg, rispetto ad un complessivo di quasi seicento quaderni, un preziosissimo giacimento di documenti che raccontano, in una forma di scrittura personale e privata eppure lucida e aperta al mondo, un'eccezionale avventura esistenziale e artistica e sono anche esempio luminoso di strade di lavoro sui testi e nella creazione dello spettacolo. 

«E' materiale caldo, non decantato da ripensamenti a posteriori, ma colto nel suo formarsi. Con un corredo inevitabile di ipotesi che si vanificano, di strade che si rivelano prive di sbocco, di soluzioni affascinanti ma sterili o insufficienti a render conto della complessità del testo, di tentativi e errori, insomma, solitamente conservati nei segreti armadi di chi li effettua, ma messi qui a disposizione di occhi estranei. Accanto, dunque, all'applicazione e all'esemplificazione di un metodo d'accostamento ai testi, vi si può cogliere la volontaria messa a nudo di una persona che in questo lavoro, compiuto in solitudine, misura e rivela gran parte di se stesso e delle sue ossessioni dominanti, portate alla luce dal confronto diretto con l'opera e non ancora filtrate dalla trasposizione fantastica che avverrà nello spettacolo.

Di là da questo, la principale ragione d'essere del libro è proprio nel tipo di lavoro che viene documentato e che apre il discorso, sinora bibliograficamente poverissimo, sul moderno concetto di drammaturgia».

Ettore Capriolo, Prefazione, in Massimo Castri, Pirandello Ottanta, Ubulibri, Milano 1981, p. 7. 

Il Fondo Massimo Castri al Centro Studi del Teatro Stabile di Torino

Il Fondo Massimo Castri comprende numerosissimi materiali che riguardano la vita e l'attività del regista donati nel novembre 2021 dalla famiglia al Centro Studi del Teatro Stabile di Torino e in corso di ordinamento e digitalizzazione.

La documentazione, in sé molto eterogenea, copre un arco cronologico che si estende dai primi anni Sessanta (scritti privati e documentazione degli anni di studio universitari) alle fasi conclusive della carriera del regista (i materiali più recenti sono databili al 2011).

L’analisi dei documenti ha permesso di individuare costanti e discontinuità nelle influenze e nelle impostazioni metodologiche del lavoro di regia, degli interessi teorici, delle modalità operative, componendo il ritratto di un artista ed un intellettuale complesso, un uomo "di scena e di libro" insieme, una sorta di "umanista" - come a Castri piaceva definirsi - animato da spirito dialettico, per sua stessa consapevole ammissione, di contraddizione. 


Complessità e contraddizione, sono quindi tratti distintivi della figura di Castri che i materiali autografi non possono fare a meno di rispecchiare. Questo carattere doppio - il suo atteggiamento ideale e utopico e l’approccio pratico, consapevole degli aspetti produttivi; i due poli di “poetica” e “servizio”; la critica feroce e il desiderio di costruire, tradotti in una tensione dialettica mai risolta nei confronti delle istituzioni teatrali; la “doppia natura” di uomo di teatro e di studioso; l’oscillazione tra l'atteggiamento maieutico del pedagogo e quello del demiurgo - tutto è legato insieme dalla personalità che il materiale ha prodotto e messo insieme, alla ricerca di un fil rouge di costruzione di senso e di un faticoso, ma necessario, superamento della contraddizione. Castri infatti sviluppa una costante riflessione sul proprio operato nel perseguire, nella propria consapevolezza di artista, un disegno ideale la cui ambizione è una ricerca di senso in cui tutto si tiene. Questo ci suggerisce, ed è una linea di metodo, di tentare sempre una strada e il suo contrario e di ragionare, da scienziati, non per avvalorare una tesi ma a dimostrare piuttosto l’impossibilità della sua confutazione. La lezione del "sospetto" come atteggiamento costante sull'altro (il testo, l'oggetto, l'istituzione) ma anche su se stessi (il pensiero consapevole e l'autoanalisi continua).

I MATERIALI DEL FONDO

I materiali che costituiscono il fondo sono pervenuti in un ordinamento parziale, in parte organizzato dal regista, e in parte risultato di un primo tentativo di ordinamento compiuto dalla sorella, Margherita Castri, autrice di un utilissimo documento di approfondimento sui taccuini e primo tentativo di sistematizzazione cronologica dell’attività del regista.


Nel presentare la classificazione dei materiali del fondo è bene premettere alcune avvertenze: 


TIPOLOGIE DI MATERIALI:

La parte più consistente e coerente del fondo è costituita dai taccuini di regia (circa 400) relativi alle messinscene di prosa organizzati in ordine cronologico sulla base della teatrografia ricostruita. 

SCHEDATURA DEI MATERIALI

La schedatura e la digitalizzazione dei materiali sono in corso di completamento e perfezionamento.

In collaborazione con lo staff del Centro Studi del Teatro Stabile di Torino (Anna Peyron e Davide Giovanninetti) si è cercato di dare un ordinamento che, pur non rispondendo appieno ad una classificazione archivistica in senso scientifico, - che avrebbe preso un tempo superiore a quello concesso dalla durata del periodo di ricerca - permettesse tuttavia di organizzare i materiali per poter rendere in futuro più semplice la consultazione dei contenuti del fondo. 

Data la stratificazione e la particolare distribuzione dei materiali si è deciso di procedere ad una schedatura su File Excel per consentire in modo semplice una ricerca trasversale tra i file tramite lo strumento “Cerca”. E’ possibile in questo modo individuare nei diversi fogli di lavoro ricorrenze di titoli, autori, luoghi, date in modo da poter risalire alle diverse sezioni del fondo in cui recuperare i materiali relativi allo stesso argomento.

I materiali sono stati organizzati cercando di alterare il meno possibile l’ordine e la suddivisione pervenuti, ogni spettacolo ha un foglio di lavoro dedicato in cui sono riportati i materiali contenuti nel corrispettivo faldone.

LA LETTURA DEI TACCUINI

I taccuini si presentano come quaderni e più spesso bloc notes, i più usati a quadretti (5 mm), di formato A4 e A5.

Nei primi anni i taccuini raccontano materialmente l’intreccio dei progetti degli interessi e degli impegni di Castri. Nonostante la tendenza a separare gli argomenti e a titolare quaderni e blocchi la scrittura non è sistematica, spesso letture, progetti di regia, programmi e approfondimenti critici si mescolano, in uno stesso quaderno. A partire dagli Anni Ottanta, comincia a crearsi un certo ordine nei materiali e si fa strada almeno in parte una distinzione d’uso rispetto alla diversificazione dei formati. 

I quaderni vengono progressivamente abbandonati. I taccuini di letture (di formato A4), quelli dedicati alle esplorazioni drammaturgiche su autori e testi e alle prime letture, dagli anni Ottanta seguono una propria numerazione.

I blocchi grandi ospitano letture e prime riflessioni sul testo mentre il lavoro di drammaturgia e regia dedicato ai singoli spettacoli trova spazio nei taccuini più piccoli. Il processo non è sempre lineare e ci sono continui rimandi tra i diversi gruppi di taccuini. 

Sulla copertina dei taccuini normalmente Castri riporta in forma completa o abbreviata un titolo che corrisponde al nome dell’autore e, in forma abbreviata o estesa, al titolo dell’opera con un numero progressivo e (ma non sempre) un’indicazione cronologica di massima riferita al mese o ai mesi e all’anno di scrittura.

Solo in alcuni casi le pagine dei taccuini riportano una numerazione, si tratta soprattutto di materiali che Castri ha condiviso con altri in occasione del lavoro editoriale sui taccuini stessi, che Castri seguiva personalmente spesso con indicazioni sulla struttura, l’ordine e i contenuti.

Il materiale relativo agli spettacoli raccoglie, oltre ai taccuini dedicati, moltissimi fogli sparsi estratti da taccuini di letture precedenti conservati in forma sciolta o inserti all’interno dei taccuini stessi di cui solo occasionalmente Castri annota la provenienza. Questa aggregazione, realizzata da Castri, è stata conservata, i fogli sparsi sono stati schedati ma la ricostruzione filologica delle cronologie e la sistemazione dei fogli sparsi esulava i limiti di tempo di questa fase di ricerca. Quando reperibili si sono indicati i riferimenti cronologici che possano agevolare in futuro un approfondimento in questo senso.

Non è dunque facile ricostruire del tutto una cronologia che è ricca di rimandi interni e che “saccheggia” questo ordine lineare e riaggrega secondo nuove logiche quando un materiale passato diventa utile per un nuovo progetto. Per orientarsi e sistematizzare quello che nel tempo diventa un patrimonio di risorse, e sempre più sembra presentarsi come una scrittura continua, un gesto infinito, Castri ha l’abitudine di annotare sulla copertina o più spesso nel suo verso una sorta di indice o breve sommario del contenuto dei taccuini. Queste indicazioni sono state riportate nel processo di schedatura dei materiali.

Come si è detto i taccuini presentano una struttura molto stratificata; nel corso del lavoro ciclicamente Castri torna a leggere gli appunti e le annotazioni precedenti: la rilettura è occasione per ampliare una riflessione o aggiungere nuovi elementi. In una stessa pagina si possono quindi trovare note riferite a momenti diversi, più livelli di scrittura strettamente collegati tra loro. Materialmente si distinguono nelle pagine annotazioni redatte in fasi successive distinguibili spesso perchè scritte con inchiostri di colore differente: sottolineature, commenti, aggiunte ai lati della pagina o, più spesso, con un sistema di rimandi grafici, sul verso di quella precedente. Si tratta quasi sempre di interventi piuttosto brevi, di commenti  che integrano, confermano o disconfermano il discorso precedente. Ci sono però  alcune eccezioni, momenti in cui il regista riformula ampiamente il pensiero o elabora concetti nuovi. A volte è quindi possibile individuare serie di appunti che scorrono in parallelo sulle due facciate del foglio e devono essere lette in sequenza tenendo distinti i recto e i verso. Solo a volte le notazioni riportano un riferimento cronologico e non è sempre facile ricostruire con esattezza l’ordine di queste ‘scritture seconde’.

Particolarità della scrittura 

La scrittura dei taccuini si presenta come la registrazione di un flusso di pensiero stratificato e complesso che cerca anche le soluzioni grafiche più adatte  a rappresentarsi sulla pagina. 

A volte la scrittura è continua ma più spesso è in forma di appunti. Per esempio Castri fa un uso frequentissimo dei puntini di sospensione, quasi a rappresentare e scandire la trascrizione del pensiero e delle sue pause sulla pagina che, anche visivamente, assume una forma “musicale” di pieni e vuoti, è una scrittura non mediata e in movimento. I puntini di sospensione sostituiscono  spesso gli altri segni segni di punteggiatura, Castri usa anche / e || per fermare e separare i concetti, più spesso rispetto all’uso del punto a capo.  I punti del ragionamento sono schematizzati con elenchi frecce (—>), trattini. Anche l’inserimento note tra parentesi tonde o quadre, spesso anche in rapida successione, rientra inquesta sorta di trascrizione del ritmo del ragionamento.

Ci sono poi dei modi caratteristici della sua scrittura: l’abitudine a usare la maiuscola per concetti di particolare rilevanza o valore iconico, così come a inserire le parole tra due apici per metterle in evidenza o al contrario per  indicare che il termine usato è impreciso, che non esaurisce completamente un concetto; l’abitudine a scomporre le parole, (per esempio a separare il suffisso ri- con un trattino). Alcuni appunti iniziano come “nota” ad indicare una digressione, una nuova idea che si fa strada.

LETTURE E SCRITTURE

La stesura di taccuini di "Letture", che contengono cioè impressioni su letture di testi teatrali inizia con la passione di Castri per il teatro.

Mutuando l’abitudine all’analisi e al commento delle opere letterarie dall’impostazione degli studi universitari e unendola alla sua attitudine spiccatamente critica, Castri ha l'abitudine di tenere nota delle sue letture, scolastiche e non. Già in riferimento all’attività della prima compagnia semi-professionale in cui agisce nei primi anni Sessanta, il Gruppo Teatrale Nuova Resistenza attivo presso il Teatro Andrea del Sarto (il teatrino di una Casa del Popolo di Firenze) i taccuini testimoniano le ricerche di Castri di testi da proporre ai colleghi attori per le scelte di spettacolo. In qualche modo la sua propensione agli studi letterari lo porta da subito a proporsi non solo come attore ma anche come animatore culturale e dramaturg per il Gruppo, come responsabile della ricerca dei testi, e quindi della scelta dei contenuti, della linea del Gruppo. Nel periodo del Cab 65 e in tutta la sua carriera d'attore emerge come costante questo approccio che parte dal testo, e dal senso del testo, anche se i contesti di lavoro sono di tipo collettivo. Anche all’interno della Comunità Teatrale dell’Emilia Romagna Castri svolgerà funzioni da dramaturg con ulteriori importanti sviluppi verso la rielaborazione drammaturgica e la scrittura di scena al fianco di Giancarlo Cobelli, maestro riconosciuto da Castri proprio rispetto a questi temi specifici e, forse in misura minore di Roberto Guicciardini. Le letture, gli appunti, le critiche, le possibilità di messinscena però si susseguono, a partire dalla selezione dei testi indirizzata alla scelta di un gruppo che ha assunto una sua identità e in questa fase condivide strutture produttive, ideologia e quotidianità. Castri si occupa di scrittura per il teatro in senso lato occupandosi anche della comunicazione che ruota attorno allo spettacolo, note di regia, programmi di sala, dichiarazioni politiche e programmatiche sono spesso attribuibili direttamente a lui o frutto di un'elaborazione collettiva in cui Castri ha ampia parte. E' sempre di Castri il tentativo di raccontare e lasciare traccia attraverso articoli e brevi saggi le metodologie di lavoro e le sperimentazioni che la Comunità pratica.


Accanto alle letture teatrali i taccuini di questi anni riportano letture “di formazione” politica e culturale in generale e letture legate ai progetti di tesi, con un'attenzione ai modelli di teatro politico che arrivano dall'estero, ma con interessi ad ampio raggio sulle teorie teatrali e sugli strumenti di interpretazione.  Si è scelto di raggrupparli tematicamente ma di non separarli dai taccuini dedicati ai testi teatrali per conservare l’idea del fermento culturale di quegli anni e dell'intreccio di stimoli che si mescolano e confluiscono da più ambiti nel contesto di esperienze significative dal punto di vista esistenziale. 

Il testo con cui Castri esordisce alla regia, I costruttori di Imperi di Boris Vian (con la sua stessa traduzione) si trova nell’elenco dei testi proposti due anni prima al voto della Comunità Teatrale come proposta di programmazione della seconda stagione.


Castri si forma come attore anche con esperienze di professione in contesti più tradizionali anche dal punto di vista del trattamento del testo (le esperienze negli stabili, i radiodrammi RAI della Compagnia di prosa di Firenze)  ma più spesso è a stretto contatto o coinvolto direttamente in operazioni di scrittura e riscrittura che reinventano riscrivono scompongono e ricompogono i testi. Dalla collaborazione con Quartucci a quella con Scabia, sino alle esperienze portate avanti con Jona e Liberovici in cui la creazione drammaturgica è il frutto di lunghi periodi di lavoro sul territorio, di accurate ricerche storiche e di interviste con i futuri spettatori. 

Per quello che riguarda il repertorio Castri inizia a spostare l'interesse su alcuni autori classici che si affiancano agli interessi di Castri legati al teatro contemporaneo e al teatro politico (Brecht su tutti oggetto, anche dopo la pubblicazione della tesi, di studio e analisi e tema di alcuni saggi accademici). Tra il 1972 e il 1979 i taccuini documentano le prime fasi di scoperta e riflessione critica sugli autori della crisi del dramma borghese che resteranno delle costanti nella carriera di Castri e contestualmente le letture di “metodo” che definiranno gli strumenti di sguardo e le chiavi di scardinamento dei testi delle prime regie.

Lo stesso Castri riesamina ciclicamente i taccuini di letture come serbatoi di possibile repertorio, tornando su antichi interessi o individuando nuovi filoni che si aggiungono (su tutti Goldoni, ma anche Čechov e più avanti Pasolini, mentre Euripide risulta un approfondimento a partire dai primi taccuini sulla tragedia). Gli appunti sugli elenchi di testi sono denominati "spulci".


La datazione dei materiali da parte di Castri diventa sistematica dopo il 1980. Da questo momento in poi i taccuini di letture (salvo poche eccezioni di formato A4) riportano una numerazione progressiva dal n.1 (1981) al n.44 (2004). Per i taccuini di letture precedenti al 1981 si è cercato di ricostruire una sequenza cronologica, organizzata per decenni, in base ai dati ricavati dalla biografia, incrociando dove possibile i rimandi interni.

Per i taccuini successivi al 1981 si è seguita la numerazione indicata da Castri (per i taccuini “monotematici” dedicati cioè ad un unico autore e confluiti - e conservati - perciò tra il materiale preparatorio di singoli spettacoli, l’elenco riporta il riferimento per poter risalire al tassello mancante).

BIBLIOGRAFIA

Di seguito le pubblicazioni che riportano i taccuini di regia di Massimo Castri:

Pirandello Ottanta, a cura di Ettore Capriolo, Milano, Ubulibri, 1981 [spettacoli: Vestire gli ignudi, La vita che ti diedi, Così è (se vi pare), Edipo];

Ibsen postborghese, a cura di Ettore Capriolo, Milano, Ubulibri 1984 [spettacoli: Rosmersholm, Hedda Gabler]

Un segmento del percorso di regia a cura di Antonio Sabbatucci in Attualità e presenza di Kleist, s.l, s.d., pp. 27-29 [

Caterina di Heilbronn] 

Appunti per Urfaust, a cura di Ettore Capriolo, Centro Teatrale Bresciano, Brescia [1987] [Urfaust]

Dai "Taccuini", in “Il castello di Elsinore", n. 32 1998, pp. 69-100; [Trilogia della villeggiatura]

I Greci nostri contemporanei: appunti di regia per le Trachinie, Elettra, Oreste, Ifigenia in Tauride, a cura di Isabella Innamorati, Carocci, Roma 2007;  [Trachinie, Elettra, Oreste, Ifigenia in Tauride, Ifigenia]