Perché Pasolini, visto che è la prima volta che si accosta a questo autore?
È difficilissimo rispondere a questa domanda. Ogni tanto nella mia vita io affronto testi di autori che non amo. E Pasolini d'altra parte è in buona compagnia perché lo stesso tipo di sentimento ha segnato l'inizio del mio rapporto con Pirandello. Pasolini è un autore che non mi piace, che non capisco e rifiuto. Il perché sta probabilmente nel rapporto conflittuale con un personaggio che pure ha avuto una sua tragicità, una capacità di assorbire tante contraddizioni italiane e di portarle alla luce con una violenza, e forse a volte anche con una "mascheralità", molto rilevanti. Capita di incontrare dei personaggi che non ti piacciono e dai quali sei attratto. Poi è scattato un corto circuito particolare: riaccostandomi a Pasolini quasi casualmente qualche anno fa, ho riletto assieme ad altri suoi testi anche Orgia, e venne fuori una strana miscela di emozioni. Da uno scrittore, personaggio pubblico, uomo di cultura, che in realtà non ti piace, trovi però un testo che suscita emozioni che evocano anche una consonanza privata. Emozioni nascoste, probabilmente sotterranee, sepolte sotto una scrittura che non mi affascina, sotto modalità di scrittura che ritengo molto "false", con una serie di strati difensivi attorno. Però c'era questo aggancio di emozioni che mi sembrava mi riguardassero.
È chiaro che dentro una miscela così qualche curiosità nasce. E da un autore che pure non ami, c'è un testo che contemporaneamente fa intravedere la possibilità di affrontare temi che di solito non si affrontano, e che il teatro non è in grado di affrontare, e nemmeno di toccare, se non si risale ai grandi come Kleist, per trovare alcune di queste tematiche.[...]
L'aspetto favolistico A cosa si riferisce? Al fatto che in questa distesa di "cemento" tendente al sanguinario, protagonisti sono poi i corpi e le loro pulsioni e il loro sesso, con tutta la tenerezza che implicano?
L'operazione è faticosa, e questi giorni di prove sono forse il momento peggiore per parlarne, nel corpo a corpo della traduzione di una drammaturgia in regia, dove le operazioni sono "sul filo”, e stanno svelando tutte le loro difficoltà. A me è sembrato di trovare dentro il testo, al di là dei vari strati e modalità “sgradevoli", una componente di affettività e di sentimenti che va tirata fuori. Questo certo richiede una lettura del testo in profondità e spesso “sottotestuale”, ed è quello che sto cercando di fare. Quando parlo di fiaba mi riferisco soprattutto alla modalità teatrale, perché l'altra scommessa è proprio questa: prendere "controsenso" Pasolini anche da questo punto di vista. Lui si era inventato in maniera un po' “dilettantesca” la formula del teatro di parola, “contro il teatro dell'urlo e della chiacchiera”. Era però un discorso presessantottesco ,per cui, estremizzando, tre attori dovevano "dire" delle parole che uno si sarebbe potuto leggere; non c'è bisogno di coinvolgere tre corpi solo per "dire" delle parole. Ma anche se non apprezzo il suo manifesto teatrale, si può fare un'operazione in “controsenso”, lavorando a uno spettacolo di grandissima teatralità. Anche dove sembra che la teatralità sia completamente espunta per scelta.
Eppure Orgia, tra tutti i testi di Pasolini, sembrerebbe quello meno "teatrale" in assoluto. Tutti i suoi testi teatrali sono testi “di parola", ma in Orgia sono addirittura monologhi, che solo a tratti prendono forma di dialoghi.
La teatralità che intendo io è agganciata a una sfida col testo, non è tanto implicita nella scrittura, quanto nella lettura del testo, ed è lo strumento per tirare fuori le emozioni che stanno dentro e sotto le parole, e che sono lontane dalla "truculenza" che in parte c'è in Pasolini. Nel testo c’ è una ricerca d'amore, una ricerca impossibile, una ricca teatralità di immagini e di teatro con il suo calore, con tutto quello che è teatro: il suono, l'immagine, il corpo degli attori, l'azione. Lavorare su questa teatralità è un modo di accapigliarsi con questo testo.
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Io ho lavorato su questo testo così come avrei fatto su un classico, così come ho di fatto lavorato su Pirandello, ritrovando nel testo gli stessi modi autodifensivi che si instaurano in Pirandello: non casualmente sono molto italiani tutti e due. E si ritrovano in Pasolini le stesse mosse auto difensive che mette in atto Pirandello nel momento in cui trattassimo dei temi che gli sono duri, e in qualche modo spaventosi. C'è lo strato del racconto, poi c'è lo strato dell'ideologia che serve ad allontanare il racconto, e c'è lo strato della poesia. Quella che risulta è una miscela molto difficile: lirismo, ideologia e poi racconto, mescolati come strati che non si mescolano. [...] Ho tenuto conto di queste cose espungendo, togliendo e anche a volte un po' parodizzando. Per arrivare, rispettando il testo, a raccontare un'altra cosa che le è interna ed è la storia di un purgatorio erotico come ricerca di sé. Con un po’ di perfidia e di cattiveria, perché il testo rischia per me di apparire un po’ Spoon River, soprattutto all’inizio [...]
L’Emozione oltre le parole, una conversazione con Massimo Castri attorno alla messinscena di Orgia di Pasolini, raccolta da Gianfranco Capitta a Prato, domenica 11 gennaio 1998