Le avventure della villeggiatura

1995-1996

LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA di Carlo Goldoni


Regia Massimo Castri

Scene e costumi Maurizio Balò

Musiche Arturo Annecchino

Luci Sergio Rossi

Suono Franco Visioli


Interpreti: Mario Valgoi (Filippo), Sonia Bergamasco (Giacinta), Luciano Roman (Leonardo), Stefania Felicioli (Vittoria), Mauro Malinverno (Ferdinando), Fabrizio Gifuni (Guglielmo), Michela Martini (Brigida), Alarico Salaroli (Paolino), Anita Laurenzi (Sabina), Laura Panti (Costanza), Cristina Spina (Rosina), Pietro Faiella (Tognino), Tullio Sorrentino (Tita), Milutin Dapčević (Beltrame), Carlos Valles (Servitore)


Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Metastasio di Prato


Debutto: Spoleto, Teatro Nuovo, 24 maggio 1996 


Note:

RIPRESA 1996-1997

Debutto: Perugia, Teatro Morlacchi, 3 dicembre 1996.

Mauro Malinverno vince il premio Biglietto d'oro Agis 1996 come attor giovane.

RIPRESA 1997-1998

Debutto: Firenze, Teatro La Pergola, 8 ottobre 1997

Massimo Castri su Le avventure della villeggiatura

Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni

ph_Tommaso Le Pera AMET

Per ottenere un atteggiamento di feroce straniamento del testo e per creare un contesto, che permettesse di fare galleggiare tutti i temi nascosti del testo, avevo l'impressione che il metodo da adottarsi non fosse più quello di una drammaturgia scompositiva. E, infatti, in questi ultimi anni, ho lavorato con dei grandi gesti di straniamento trasversale che attengono soprattutto all'immagine, o a un gesto teatrale basico che si sviluppa durante tutto lo spettacolo che, in questo caso, è rappresentato dal fatto che la villeggiatura si svolge in una specie di prigione, rappresentata dai cortili: i personaggi sono da una parte rinchiusi, dall'altra spiazzati [...] i personaggi vanno in vacanza e vacanza significa avvicinarsi alla natura, alla felicità dell'eros; in realtà i personaggi non fanno nulla di tutto questo, la loro vacanza la fanno in questi cortili chiusi, che sono certo invasi dal sole, ma come deserti.

Massimo Castri in Il teatro di regia alle soglie del terzo millennio : settimana del teatro 7-12 maggio 2000, a cura di Paolo Bosisio, Bulzoni, Roma 2001,  p. 238

Intervista a Massimo Castri di Sergio Ragni

In qualche modo sembra, metaforicamente, che all'interno della Trilogia avvenga, sinteticamente, un processo che riassume quasi tutto il movimento della ricerca di scrittura compiuta da Goldoni nel corso del suo quindicennio di lavoro. Partendo dalle Smanie per la villeggiatura, che sono una sintesi estrema - riscritta in termini di un realismo preciso, lieve, pulito - della grande tradizione del comico, si passa alle Avventure della villeggiatura, che sono invece un momento in cui la ricerca di realismo diventa rottura delle strutture classiche del comico e apertura, appunto, verso momenti di "visione" realistica - questa è una mia impressione - nettamente in anticipo sui tempi, è una struttura che quasi ricorda più una sceneggiatura cinematografica che non è una struttura chiusa, come quella tipica del teatro comico, con regole proprie e ben precise. C'è quindi una spaccarsi delle strutture, che porta l'invenzione di una nuova struttura. 

Intervista a Massimo Castri a cura di Sergio Ragni, La Trilogia della villeggiatura,  Quaderno di sala

Mauro Malinverno, Anita Laurenzi ph_Tommaso Le Pera AMET

La scenografia di Maurizio Balò

Bozzetto preparatorio di Maurizio Balò

Non ho potuto fare ciò che desideravo, portando alle estreme conseguenze il discorso scenografico: avevo una prima idea che consisteva nel realizzare lo spettacolo non sul palcoscenico, ma utilizzando un impianto simile a quello dell'Elettra, ma poi non è stato possibile farlo. Avrei voluto svuotare completamente un teatro, non piccolo, come quello dell'Elettra, ma grande e disporre gli spettatori solo sui palchetti per permettere lo svolgimento di tutta l'azione in platea, in una sorta di pozzo chiuso, mentre sul palcoscenico, mai utilizzata, se non dai servi, avrei voluto realizzare una bellissima scenografia ipernaturalistica, che restava assolutamente isolata e nessuno mai andava a recitarvi una battuta. Successivamente, quando sono dovuto passare sul palcoscenico, per ovvi motivi di bisogno, avrei voluto fare una serie allucinante di cortili, cinque sei, tutti simili, ma diversi; avrei voluto porre in evidenza questo vivere per cortili, spostando ulteriormente il limite ipernaturalistico del discorso, per vedere questi personaggi vivere in questa sorta di prigione. Poi per ovvi motivi economici i cortili sono diventati due, più realistici, ma abbastanza allucinati anch'essi: il cortile antistante e quello posteriore alla casa.

Massimo Castri in Il teatro di regia alle soglie del terzo millennio : settimana del teatro 7-12 maggio 2000, a cura di Paolo Bosisio, Bulzoni, Roma 2001,  p. 239

Fotografia del modellino scenografico per il I atto

Fotografia del modellino scenografico per il II atto

Dalla rassegna stampa

… Con la lentezza e la complessità che è loro propria, i sentimenti marciano, si scontrano e si sacrificano (con effetti di dolorosa, atroce comicità), trovando il proprio linguaggio esterno nella luce. Grazie a un marchingegno artigianale manovrato praticamente a mano, sulla gialla pietra tufacea (materiale citazione di una qualche Val d'Orcia) della casa e del muro, la luce passa dal lattiginoso chiarore mattutino in cui camerieri e garzoni possono prendersi libertà signorili, all’abbacinante folgorazione del mezzogiorno. Per poi ridiscendere, nel secondo atto e a prospettiva scenica rovesciata, fino all'imbrunire nel fondo di una notte rurale. In cui l'identità e la salvezza dei ruoli di coppia si oscurano e perdono i loro contorni, lasciando intatta solo l’amarezza.

Non è secondaria la luce in queste Avventure, perché la sua ombra cammina, instancabile e appena percettibile, per tutto il tempo dello spettacolo, come i personaggi in una performance di Bob Wilson, e la sua funzione estetica diventa immediatamente drammaturgica. Complimenti a Sergio Rossi che l’ha curata, e anche a Franco Visioli che esegue su una tastiera elettronica la colonna sonora che dà voce a cani, gatti e ogni altra presenza di cortile e natura. 

Gianfranco Capitta La Villeggiatura e la sua luce in  “il manifesto” 8 giugno 1996

Michela Martini, Alarico Salaroli 

ph_Tommaso Le Pera AMET

La Trilogia della villeggiatura distillata in tre diverse serate, montate in tre annate successive, alla maniera del Ring wagneriano? Un'idea che sul principio potrebbe suscitare qualche riserva; a partire dalla memorabile e illuminante edizione strehleriana del ‘54 ci eravamo infatti abituati a vedere l'opera riunita in una sola sintetica tornata. Ma, strada facendo, l'opposto proposito di Massimo Castri fa valere le sue ragioni: dilatare al massimo ogni particolare di ciascuna commedia per farne risaltare l'autonomia e attraverso il gioco musicale delle variazioni comportamentali ribadito dalle sinfonie d'apertura e chiusura di Arturo Annecchino costruire un monumentale affresco narrativo. Il traguardo vuole essere un esemplare saggio di teatro d'arte. [...]

Nelle squallide sedi delineate la sospirata villeggiatura è destinata a trascorrere come un incubo: un rincorrersi di scene insoddisfatte che si divorano l'un l'altra come i sentimenti di questi vani e personaggi delusi, rallentate nei tempi per meglio assaporare l'incombente nevrosi. Ognuno insegue qualcun altro come in Cechov, tra strindberghiane dimostrazioni di vampirismo, rassegnati a rientrare sui binari di ipocriti di una società che non vuole cambiare, mentre i servi imitano i cliché dei padroni, come nella Moglie saggia. Bloccati in una plasticità sospesa i gesti irresoluti delle schermaglie e, mentre l'aria e pregna di richiami animali da ironica antologia stanislavskiana, l'incanto dell'immagine sull'onda estetizzante del maggior Strelher restituisce il senso inafferrabile del tempo. Grazie anche al concertato di una recitazione ricca di acuti e precisa nelle sue esasperazioni minimaliste, Castri rasenta  in queste Avventure il capolavoro.” 

Franco Quadri, Villeggiatura, che stress, in “La Repubblica”, 3 dicembre 1996

BIBLIOGRAFIA

I taccuini di regia relativi alla Trilogia della villeggiatura sono stati parzialmente pubblicati in: Massimo Castri, Dai "Taccuini", in “Il castello di Elsinore", n. 32 1998, pp. 69-100

Siro Ferrone, Un esempio di teatro pubblico, in “Il Castello di Elsinore” n. 32, 1998, pp. 5-7

Federica  Mazzocchi,  "La  trilogia della villeggiatura"  di Massimo  Castri, in "Il castello di Elsinore",  40, 2001, pp. 107-138

Roberto Alonge, Le retour de la villégiature, 3., 2 dans le triangle Strehler-Missiroli-Castri, “Il Castello di Elsino­re”, n. 66, 2012, pp. 105-113

Roberto Alonge, Ricordo di Massimo Castri: Goldoni, l’inventore del ‘dramma borghese’ in "Studi Goldoniani", n. 3  2014, pp. 127-134

Stefania Felicioli, La ‘trilogia della villeggiatura’ di Massimo Castri: una testimonianza, in "Studi Goldoniani", n. 3  2014,  pp. 135-142

Roberto Alonge, La trilogia della villeggiatura di Massimo Castri: grandezza del regista e miseria dei critici, Sinestesieonline. A. 6, no. 20 (Giugno 2017) pp.1-6


Foto copertina: Mario Valgoi, Mauro Malinverno, Anita Laurenzi, Luciano Roman, Sonia Bergamasco, Pietro Faiella, Cristina Spina, Fabrizio Gifuni, Laura Panti, Stefania Felicioli ph_ Tommaso Le Pera AMET