Girotondo

Carla Manzon, Gerardo Luongo da Avvenire, 21 giugno 1986

1986

GIROTONDO di Arthur Schnitzler


Progetto e regia Massimo Castri

Regia televisiva Maurizio Buscarino

Consulenza artistica e coordinamento televisivo  Mauro Monti

Scene e costumi  Luigi Perego

Luci Gigi Saccomandi

Trucco Giuliana De Carli


Interpreti: Carla Manzon (La prostituta), Gerardo Luongo (Il soldato), Paola Salvi (La cameriera), Mauro Malinverno (Il giovane signore), Stefania Stefanin (La giovane signora), Giuseppe Calcagno (Il Marito), Veronica Rocca (La donnina galante), Marco Casazza (Il poeta), Monica Bucciantini (L'attrice), Francesco Migliaccio (Il conte)


Riprese televisive a cura della RAI-Sede regionale per la Lombardia


Produzione: Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” in collaborazione con RAI Lombardia e Montedison

Debutto: Milano, Civica Scuola d’Arte Drammatica (Corso Magenta), 20 giugno 1986.


Note:

Francesco Migliaccio è chiamato a sostituire nel saggio l'allievo Francesco Orlando, infortunato.

Assistenti alla regia John Bardwell, Cristina Pezzoli.

Il progetto, presentato all'interno della rassegna "Milano d'estate" ha il coordinamento televisivo di Franco Iseppi e coinvolge anche gli allievi del III corso regia come assistenti.

VIDEOGIROTONDO di Oliviero Ponte di Pino

Girotondo è tradizionalmente un testo ideale per i saggi di un corso d'attori, con le sue dieci parti più o meno equivalenti, il suo meccanismo a orologeria, le sue corde ora drammatiche ora patetiche ora ironiche, il suo attraversare la scala sociale nel gioco del sesso e delle coppie. Nella lettura di Castri scompare la leggerezza quasi danzata che può dare al testo un'aria di saggio e frivolo divertissement: rimane, a muovere i personaggi, soltanto una sensualità monomaniacale, che si dispiega in una sagra clinica dove tutti giocano la commedia dell'amore. C'è forse un po' di malizia nel negare, in questa prova d'iniziazione per neo-attori, il contatto diretto con il pubblico: l'azione si sviluppa infatti in una decina di locali isolati dal pubblico, che segue in contemporanea lo svolgersi della vicenda unicamente attraverso i monitor collegati in diretta. Il gioco sta anche nell'imporre ai giovani allievi dieci personaggi che, nella stessa finzione, non fanno altro che fingere di avere dei sentimenti. La catena di questi realistici amplessi (come caricatamente realistica è la recitazione) si snoda lungo il percorso segnato dalle livide luci di Maurizio Buscarino(che cura la regia televisiva). La provocazione, in ogni caso, tocca soprattutto gli spettatori: ridotti a spiare come guardoni attraverso l'occhio indiscreto delle telecamere queste basse seduzioni, questi coiti un po' troppo frettolosi. La compartecipazione del pubblico all'evento teatrale viene così mediata dall’unico occhio di una indiscreta telecamera che si avventura per scale buie, corridoi fatiscenti, letti sontuosi, in un labirintico percorso che esplora via via l'ex Palazzo delle Stelline, sede della Scuola: rivisitato però per frammenti, senza poter restituire un impossibile sguardo d'assieme. 

Oliviero Ponte di Pino, Videogirotondo, in  Patalogo 10. Annuario dello Spettacolo 1987, Ubulibri, Milano, 1987 p. 164

DALLA RASSEGNA STAMPA

L'Unità, ed. Lombardia 19 giugno 1986

La Grande Milano Spettacoli, 19 maggio 1986

È un esperimento interessante, ambizioso e anche discretamente nuovo. Un testo classico per la sua complessità e delicatezza strutturali, girotondo di Arthur Schnitzler, visto dall'occhio della telecamera ammessa come l'occhio avido di un "voyeur" all'interno di questa casistica sentimentale ed erotica. Lo spettacolo è dunque insieme teatrale e televisivo. Nei locali della Civica Scuola - ma un paio di scene si svolgono in esterno, nel cortile sono stati preparati i diversi ambienti della commedia che, come si sa consiste in un girotondo di coppie, in una "ronde" (e "La Ronde" fu il titolo di un famoso film che il regista tedesco Max Ophüls trasse da questa che è certamente l'opera più scintillante di Schnitzler). In tali stanzette, arredate con gusto e una certa affettuosa tetraggine da Luigi Perego (ideatore anche dei costumi) Castri ha diretto gli allievi del terzo corso della Scuola mentre il noto fotografo teatrale Maurizio Buscarino provvedeva alla regia televisiva, passando per la prima volta dalla sua specializzazione dell'immagine fissa a quella dell'immagine dinamica. La telecamera portata a spalla dall'operatore, si rivela alla congiunzione fra i vari quadri. Terminato infatti il lungo piano sequenza di un quadro ecco che la telecamera, a sua volta ripresa, apre sull'episodio successivo. È l'occhio del "voyeur" che si sposta. Tutto ciò (che il pubblico può vedere su monitor distribuiti negli spazi della scuola; e ci dovrebbero essere, secondo il progetto originario, due grandi schermi nel cortile) non è privo di un certo fascino, poiché unisce il linguaggio teatrale a quello televisivo (propriamente quello della trasmissione "in diretta") e serve da addestramento agli allievi sia nell'uno che nell'altro campo. Vi si riconosce poi, persino nelle scene girate in esterno, il gusto tipico di Massimo Castri, della costrizione in ambienti ristretti, in cui la "quarta parete" non è una metafora ma una realtà, tanto che per aprire una breccia non ci vuole meno di un occhio avido e indiscreto (e appunto elettronico)


Roberto De Monticelli, Un "girotondo spiato dal video, in "Corriere della Sera", 21 giugno 1986

BIBLIOGRAFIA

Maria Maderna, La ronda dell'amore: Amoretto e Girotondo gli allestimenti di Castri da Schnitzler, pp. 59-71 in  Massimo Castri e il suo teatro: settimana del teatro 30 marzo - 5 aprile 1992, a cura di Isabella Innamorati,  Bulzoni, Roma, 1993