I rusteghi

1991-1992

I RUSTEGHI di Carlo Goldoni

Regia Massimo Castri


Scene Antonio Fiorentino

Costumi Claudia Calvaresi

Musiche  Bruno De Franceschi

Luci Iuraj Saleri


Effetti speciali Franco Visioli

Assistente alla regia Cristina Pezzoli


Interpreti: Gianna Giachetti (Felice), Wanda Benedetti (Marina), Mario Valgoi (Lunardo), Enrico Ostermann (Simon), Michela Martini (Margarita), Daniele Griggio (Canciano), Stefania Felicioli (Lucietta), Gian Campi (Maurizio), Piergiorgio Fasolo (Felippetto), Quinto Parmeggiani (il conte Riccardo)

Produzione: Venetoteatro di Padova per il Bicentenario, patrocinio Unesco


Produzione: Veneto Teatro

Debutto: Treviso, Teatro Comunale, 25 febbraio 1992


Note

Al debutto al Teatro Romano di Verona il 15 luglio 1992 la Compagnia de I Rusteghi legge un Comunicato Stampa in cui annuncia di rilevare lo spettacolo e di costituirsi  autonomamente in Compagnia Goldoniana del Bicentenario in seguito alle dimissioni di Nuccio Messina e alla decisione del teatro produttore, dal 1 luglio 1992 divenuto Teatro Stabile del Veneto, di non dare seguito alla tournée nella stagione successiva.

Massimo Castri vince il Premio Ubu 1991-1992 per la regia.

Stefania Felicioli riceve il Premio Duse 1992 come attrice emergente per il ruolo di Lisetta.

il Premio Sciacca 1992-1993 a Mario Valgoi

Premio Carlo Goldoni 1993 a Wanda Benedetti e alla Compagnia Goldoniana del bicentenario.

Ripresa 1992-1993

Debutto: Casale Monferrato, Teatro Municipale, 7 novembre 1992 

Produzione: Compagnia Goldoniana del Bicentenario.

Alberto Ricca sostituisce Enrico Ostermann, Toni Barpi sostituisce Gian Campi e Maurizio Gueli sostituisce Quinto Parmeggiani.  

Ripresa: 1993-1994

Debutto: Firenze, Teatro La Pergola, 12 ottobre 1993 

Lo spettacolo è rappresentato all'estero nell'ambito degli eventi per il Bicentenario Goldoniano: Berlino, Hebbel Theater, 26-28 settembre 1993 nel programma dell’Istituto italiano di cultura a Berlino; Parigi, Theatre du Rond Point, 9-12 febbraio 1994.

Dello spettacolo viene realizzata una versione televisiva realizzata dalla RAI, RAI 2 PALCOSCENICO. Data trasmissione: 24 febbraio 1996 RAI DUE 

Intervista a Massimo Castri

Da "Diario Teatrale" n.12, marzo 1992, p.5

Bozzetti dei costumi di Claudia Calvaresi

Dove si possono collocare I rusteghi?

Nell'area del grande repertorio quest'opera costituisce un momento limite; dopo c'è solo la trilogia della Villeggiatura, Ma nella zona del dialetto I rusteghi  rappresentano il massimo confine raggiungibile da Goldoni sulla via di un realismo maturo. Sembra un gran testo ma in realtà, se letto con attenzione, risulta estremamente contraddittorio, perché risente della tensione di un autore che è arrivato al limite del suo tragitto e non può andare oltre: e il lavoro si scolla proprio su tale contraddizione. Nel terzo atto, ad esempio, mentre l'autore sta impiantando una scrittura che tende alla conflittualità e al dramma, d'improvviso si ferma e si pone il problema di come finire la commedia. Non può concluderlo nella direzione di una categoria di cui in quel momento in Europa parlava appena soltanto Lessing, verso un'idea di dramma mediata dal recupero del vecchio concetto di tragedia. È un testo affascinante perché è una commedia di demarcazione, fatto che è reso evidente dalla sua trasversalità.

Qual è l'importanza del femminile in questa commedia? 

Il femminile è un discorso a doppio taglio. Il personaggio femminile torna ad essere qui portavoce dell'autore ma non è più un femminile che riesca ad essere autonomo e teatralmente vivo come era stata Mirandolina. Siora Felice è una brutta copia di Mirandolina. È un personaggio mal scritto; in quanto personaggio non può rispondere dei propri bisogni, come fa la locandiera, perché deve rispondere ai bisogni dell’autore. Quindi è una figura tormentatissima, piatta e bidimensionale, perché da un certo punto di vista risente del peso di essere portatore di ideologia; e deve farlo, perché ne ha bisogno l’autore. Invece, nella prima parte della commedia non è un personaggio positivo, anzi sembra più affine alla schiera dei personaggi sgradevoli della serie precedente. Sono tutte considerazioni che trovano una mediazione sul palcoscenico più che sulla pagina critica. Però è giusto individuarle anche sulla pagina critica, affinché sia segnalato il lavorio tormentato di un autore che è arrivato ai confini della sua scrittura, e che sinceramente non può andare oltre, non solo perché sta a Venezia, ma perché tutta l'Europa non va ancora oltre. E devo ripetere che Goldoni come capacità creativa sulla singola pagina è ben oltre i Diderot e i Lessing. Bisogna arrivare fino alla metà dell'Ottocento per ritrovare delle parti così lucide e poco romantiche. 

Come ha risolto scenicamente la conflittualità tra Siora Felice, le donne, e i quattro rusteghi? 

Goldoni utilizza un certo linguaggio per i Rusteghi e un altro per le donne. Le pagine dedicate ai Rusteghi sono meno realistiche; tendono alla comicità. Il gruppo femminile, invece, appare straordinario. Non lo sono, da certi punti di vista, i protagonisti; quindi è difficile trovare il punto d'amalgama.mentre gli uomini vengono sbertulati, con le donne si respirano momenti di straordinaria quotidianità.

Nel testo la funzione degli innamorati appare debole, come se la traccia dell'amore non costituisca più il sistema portante dell’intreccio.

Questo fatto dimostra un'altra novità nei Rusteghi; è, infatti, una commedia che non racconta più una storia, che non è più intreccio. Questa è la maggiore novità, accanto alla modernità estrema di certi passaggi testuali. Lo si vede nel fatto che gioca alla trasversalità: non c'è un solo protagonista ma quattro, che sono una variazione sul tema. È un testo su cui non può essere applicato minimamente la tesi di Ludovico Zorzi, nel momento in cui va a rintracciare nei grandi testi di Goldoni uno schema strutturale che è omologo a quello della commedia dell'arte.

     Da Carmelo Alberti, Castri: i miei Rusteghi, Hystrio, 1992, n.2, p.14

Michela Martini, Wanda Benedetti, Stefania Felicioli, Gianna Giachetti 

ph_ Tommaso Le Pera

Dalla rassegna stampa

Il regista Massimo Castri, pur nel puntiglioso rispetto del copione del 1760 eppure in una messinscena scrupolosamente attenta alla realtà storica-sociale di quello scorcio di secolo, ci costringe a dimenticare ritmi e moduli consueti. Cancellato del tutto i "tempo" veloce, e orchestrato come un minuetto di voci "strumentali", secondo i canoni tipicamente settecenteschi, ha imposto un senso lungo, ampio del tempo, con un rallentamento delle pause fra battuta e battuta, e spesso all'interno della stessa battuta, per sviscerare in modo evidente e quasi ossessivo i risvolti che le battute stesse contengono o suggeriscono. Non viene annullata la comicità delle situazioni né l'umore del parlato veneziano, ma ogni personaggio riesce a svelare pieghe e prolungamenti delle proprie parole mettendo a fuoco le tensioni dei rapporti con gli altri, e talvolta le stesse tensioni interne alla propria personalità. Non più una prospettiva "orizzontale" di battute e parole e sequenze sceniche, come in una danza ritmata dal metronomo implacabile dell allegretto, ma una prospettiva piuttosto "verticale" di personaggi isolati nel loro singolo modo di essere, e contrapposti drammaticamente nelle reciproche incompatibilità. [...] Castri ha voluto un’ambientazione di grande respiro realistico (scene di Antonio Fiorentino), con stanze imponenti (che di scena in scena girano su se stesse), in damasco grigio-azzurro, porte massicce e finestroni da cui la luce penetra tagliando lo spazio con effetto pittorico. punto e costumi di composta eleganza (di Claudia Calvaresi): ad indicare che le famiglie dei "rusteghi" sono più che benestanti, che il vizio dei protagonisti non è tanto l'avarizia in sé, ma la volontà di non apparire. Qui dentro, con una progressiva accentuazione claustrofobica, ha lavorato sui nervi e sulle manie dei personaggi e dei bravissimi attori.

Giorgio Pullini, Tetri, malinconici ecco i veri Rusteghi,  in “la Nuova Venezia”, 27 febbraio 1992 

Daniele Griggio, Alberto Ricca, Mario Valgoi ph_ Tommaso Le Pera AMET

Stefania Felicioli, Michela Martini, Mario Valgoi ph_ Tommaso Le Pera AMET

Chi conosce il lavoro di Castri sa come le sue messe in scena si possano dividere, grosso modo, in due gruppi, posti idealmente sotto il segno di due diverse muse che vorrei chiamare (chiedendo scusa per la terminologia non meno approssimativa che bizzarra) la musa del ribaltamento semantico e la musa dell’approfondimento analitico. Anche se la prima gli ha ispirato non pochi risultati di grande rilievo, confesso di preferire gli spettacoli in cui Castri obbedisce alla seconda: e fra essi si situa limpidamente questa sua prima regia goldoniana. Aderendo, in questo, a una già autorevolissima nuova tradizione che comincia con il Visconti della Locandiera e arriva, passando per alcuni memorabili esempi strehleriani, sino al Ronconi della Serva amorosa, Castri ha radicalmente disatteso l’immagine, tuttora diffusa, di un Goldoni veloce e spumeggiante, in cui l’infallibile musicalità dei dialoghi prevale sulla verità delle situazioni; e ha dedicato, al contrario, tutta la sua attenzione a “scolpire” ogni passaggio, ogni parola del testo per spremerne il massimo di emozione, di senso.

Giovanni Raboni, Aria nuova sui Rusteghi, in “Corriere della Sera”, 18 marzo 1992

Approfondimenti

BIBLIOGRAFIA

Massimo Castri, Le réalisme critique come point de répère, in Digressions sur Les Rustres de Carlo Goldoni a cura di Ginette Herry - Paris, Dramaturgie, 1994, pp. 21-23

Carmelo Alberti, Castri: i miei Rusteghi, Hystrio, 1992, n.2, pp.12-14


Roberto  Alonge,  Qualche  appunto  microanalitico  sui "Rusteghi" di Massimo Castri, in "Il castello di Elsinore",  15, 1992, pp. 109-125.

Roberto Alonge, Un Goldoni strindberghiano, in "Sipario", n.  1993, p. 42-43

Nuccio Messina, Il primo Goldoni di Castri, in Goldoni vivo, a cura di Ugo Ronfani Quaderni di Vita Italiana 1 (1994) Roma, : Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l’editoria,  pp. 235-236

Roberto Alonge, Massimo Castri I rusteghi di Carlo Goldoni, in Roberto Alonge, Roberto Tessari, Lo spettacolo teatrale : dal testo alla messinscena - Milano, Led 1996. pp. 109-124 [Rusteghi]


Foto di copertina: Daniele Griggio, Mario Valgoi, Alberto Ricca ph_ Tommaso Le Pera