Le smanie per la villeggiatura

1994-1995

LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA di Carlo Goldoni


Regia Massimo Castri 

Scene e costumi Maurizio Balò

Musiche Arturo Annecchino

Luci Sergio Rossi

Suono Franco Visioli


Interpreti (ordine alfabetico): Sonia Bergamasco (Giacinta), Stefania Felicioli (Vittoria), Fabrizio Gifuni (Guglielmo), Antonio Latella (Berto), Mauro Malinverno (Ferdinando), Michela Martini (Brigida), Antonio Pierfederici (Fulgenzio) , Luciano Roman (Leonardo), Alarico Salaroli (Paolo), Mario Valgoi (Filippo), Fabio Pasquini(Cecco)


Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria / Teatro Metastasio di Prato

Debutto: Perugia, Teatro Morlacchi, 16 maggio 1995



Note: 

Ripresa 1995-1996:

Milutin Dapčević (Berto) sostituisce Antonio Latella, Tullio Sorrentino (Cecco) sostituisce Fabio Pasquini.

Debutto: Prato, Teatro Metastasio, 3 dicembre 1995

Stefania Felicioli vince il Premio Biglietto d'oro Agis 1996 come miglior attrice non protagonista per l'interpretazione di Vittoria.

Il Teatro Metastasio di Prato diventa nel 1996 Teatro Metastasio Stabile della Toscana.

Ripresa 1997-1998:

Pietro Faiella (Cecco) sostituisce Tullio Sorrentino.

Debutto: Firenze, Teatro La Pergola, 30 settembre 1997

Massimo Castri su Le Smanie per la villeggiatura

Io non ho condiviso mai, sin alle prime volte che mi sono messo a rileggere la Trilogia, l'atteggiamento di farne una sintesi, approfittando del momento puramente fabulatorio, essendo la storia di una vacanza (si parte, ci segue della vacanza e si torna, sostanzialmente), perché Goldoni nella Trilogia produce un grande monumento linguistico nel quale riassumere, non so quanto consapevolmente, tutto un suo percorso di linguaggio teatrale, e di sperimentazione teatrale, per cui ognuno dei tre pezzi della Trilogia è veramente un momento musicalmente e linguisticamente disomogeneo. E, ciascuna parte di essa è un momento di sperimentazione teatrale e di sperimentazione di linguaggio teatrale completamente diverso, funzionale a contenuti diversi, che i tre momenti di questa storia triste della villeggiatura offrono. Si parte con il primo pezzo che è forse una delle commedie più perfette che ha scritto Goldoni, un meccanismo una commedia assolutamente perfetto e tradizionale, portato all'estreme conseguenze all'interno della sua tradizione. Credo che sia una delle commedie più perfette in assoluto della storia del teatro, basata su una ritmica comica impeccabile, da partitura musicale, con il continuo oscillare tra la partenza e il rimando della partenza, costruita attorno alla ritmica titubante tra il si e il no. È una commedia perfetta, che sembra concludersi in se stessa: infatti le Smanie, molto spesso sono rappresentate singolarmente. 


Dichiarazione di Massimo Castri in: Massimo Castri, in Il teatro di regia alle soglie del terzo millennio : settimana del teatro 7-12 maggio 2000, a cura di Paolo Bosisio, Bulzoni, Roma 2001, p. 236

Intervista a Massimo Castri di Sergio Ragni

Stefania Felicioli, Mauro Malinverno, Luciano Roman ph_ Tommaso Le Pera AMET

La Trilogia della villeggiatura è un fatto unico nel panorama della drammaturgia italiana per tanti fattori evidenti: il suo impegno, la ricchezza di scrittura, la vastità della struttura. Ma unico anche come patrimonio di grande realismo: l'ultima produzione goldoniana rimane in Italia una testimonianza isolata. È un fatto importante, che dà da riflettere.

Io credo che si possa meglio comprendere il lavoro di Goldoni, se lo si guarda più che nel suo significato storico, nella fattualità dinamica di un lavoro teatrale, reale, concreto, da artigiano, da bottega di teatro; davvero se si dà un colpo d'occhio dall'interno, vedendolo proprio come il lavoro di un uomo di teatro, se ne riceve l'impressione di un grande laboratorio, che ovviamente comincia molti anni prima della Trilogia; non un laboratorio scientifico, come potrebbe essere quello di Alfieri, ma artigianale, nel senso che Goldoni rielabora molto lentamente i tentativi, i movimenti, a volte sbagliati a volte geniali, in avanti e poi magari indietro. E tutto questo dentro la realtà teatrale dell'epoca, cioè partecipando attivamente a tutte le sue contraddizioni. [...]

Luciano Roman, Stefania Felicioli ph_ Tommaso Le Pera AMET

La Trilogia è dunque come un grandissimo deposito finale -insieme ad altri testi certo, ma con una sua specificità: ad esempio non è in dialetto ma in lingua italiana -, di questo laboratorio di Goldoni; ma questa grande struttura formale, questo straordinario affresco di scrittura realistica in fondo, come dicevo, rimane un gesto isolato: l'ottocento italiano è caratterizzato infatti, semplificando molto, dall'egemonia del melodramma, e bisogna arrivare alla fine dell'ottocento, e quindi dopo più di un secolo, per ritrovare un filo di ripresa, anche se esile, di scrittura realistica in autori come Giacosa e Bertolazzi- di nuovo la scelta dialettale. Poi si arriva immediatamente al grande Pirandello, che distrugge tutto.

La Trilogia, quindi, diventa per noi quasi una specie di “memento "di problemi cruciali di politica culturale, di scrittura, di cultura, problemi che in Italia non sono mai più stati risolti, e che invece erano stati affrontati con forza e con grande genialità da quel sommo artigiano che era Goldoni. [...]

Intervista a Massimo Castri a cura di Sergio Ragni, La Trilogia della villeggiatura, quaderno di sala

Bozzetti preparatori per la scenografia di Maurizio Balò

Alarico Salaroli, Stefania Felicioli 

ph_ Tommaso Le Pera AMET

Michela Martini, Antonio Pierfederici, Mario Valgoi, Sonia Bergamasco ph_ Tommaso Le Pera AMET

Dalla rassegna stampa

Non è solo un susseguirsi di tormentoni per far ridere: questa villeggiatura, status symbol di una società fondata sulle apparenze e sulla tirannia delle mode, è un cancro pubblico che coi suoi costi mette a repentaglio delle economie a rischio: ce lo dimostrano questi borghesi di Livorno, abituati a vivere al di sopra dei loro mezzi e schiavi delle loro manie, che sembrano anticipare tempi e mali futuri. E mentre il contesto sembra allontanarceli, si configurano già come i nostri contemporanei e, oltre che nei costumi, nel disegno superbo delle psicologie.

Castri ne scava i caratteri, facendoli vivere in un contesto palpabilmente vero per la precisione dei dettagli, in un quadro che ripete la raffinata bellezza visiva delle sue più recenti creazioni: i muri e gli oggetti toccati dalle luci di Sergio Rossi sembrano avere qualcosa da dire. Potrebbe sortirne un effetto di sovraesposizione già allerta nella compattezza orizzontale delle situazioni: il rallentamento dei tempi già congiura con la maggior distensione della vicenda rispetto alle "trilogie" unificate e ridotte, per far sentire alla lunga la monotonia; Ma per fortuna la superiamo non appena proprio l’attardarsi sul particolare ci permette nuove scoperte. Del resto la ricerca della verità viene convogliata in quello che potrebbe sembrarne l'opposto: la struttura operistica, evidente fino dall'ouverture che precede l'inizio delle battute cantate su musiche di Arturo Annecchino che accompagnano i cambi di scena al sipario chiuso. Si aggiunga che tutti i personaggi bofonchiano motivetti; e musicali risultano le bufere drammatiche con sostegno strehleriano di lampi e tuoni, come l'andante con moto che contraddistingue il secondo riempimento dei bagagli, fino al grande adagio del finale staticamente sereno. 

Franco Quadri, Maledetta villeggiatura rovina l'amore e la famiglia, in "La Repubblica", 30 maggio 1995

Antonio Pierfederici, Mario Valgoi 

ph_ Tommaso Le Pera AMET

Luciano Roman, Sonia Bergamasco 

ph_ Tommaso Le Pera AMET

Come, qualche anno fa, la sua lettura dei Rusteghi, questa di Castri è infatti una lettura in chiave (per usare una formula alquanto fuori moda ma a mio avviso, tuttora insostituibile) di "realismo critico". Lontano Mille Miglia da qualsiasi settecentesimo di maniera, ma distantissimo anche dalla struggente malinconia cecoviana dell'indimenticabile "Trilogia" di Giorgio Strehler, il regista toscano ha puntato assai più sulla nevrosi sociale dei personaggi (nevrosi a cui fa da sfondo e da corrispettivo plastico e frenetico l’andirivieni di casse e bauli nelle abitazioni delle due famiglie in partenza "coatta" per la villeggiatura) che sul destino di dissolvimento storico che incombe su di loro.


Giovanni Raboni, Loro smaniano e io pago, in “Corriere della Sera”, 25 maggio 1995

APPROFONDIMENTI : AUDIO

Libretto di Massimo Castri,  courtesy Arturo Annecchino autore delle musiche

Libretto di Massimo Castri,  courtesy Arturo Annecchino autore delle musiche

Libretto di Massimo Castri,  courtesy Arturo Annecchino autore delle musiche

APPROFONDIMENTI : VIDEO

BIBLIOGRAFIA

I taccuini di regia relativi alla Trilogia della villeggiatura e in particolare sul personaggio di Giacinta sono stati parzialmente pubblicati in: Massimo Castri, Dai "Taccuini", in “Il castello di Elsinore", n. 32 1998, pp. 69-100

Siro Ferrone, Un esempio di teatro pubblico, in “Il Castello di Elsinore” n. 32, 1998, pp. 5-7

Federica  Mazzocchi,  "La  trilogia della villeggiatura"  di Massimo  Castri, in "Il castello di Elsinore",  40, 2001, pp. 107-138

Roberto Alonge, Le retour de la villégiature, 3., 2 dans le triangle Strehler-Missiroli-Castri, “Il Castello di Elsino­re”, n. 66, 2012, pp. 105-113

Roberto Alonge, Ricordo di Massimo Castri: Goldoni, l’inventore del ‘dramma borghese’ in "Studi Goldoniani", n. 3  2014, pp. 127-134

Stefania Felicioli, La ‘trilogia della villeggiatura’ di Massimo Castri: una testimonianza, in "Studi Goldoniani", n. 3  2014,  pp. 135-142

Roberto Alonge, La trilogia della villeggiatura di Massimo Castri: grandezza del regista e miseria dei critici, Sinestesieonline. A. 6, no. 20 (Giugno 2017) pp.1-6


Foto copertina: Antonio Pierfederici, Luciano Roman, Sonia Bergamasco, Mario Valgoi ph_ Tommaso Le Pera AMET