Così è se vi pare  (1979)

1979_1980

COSÌ È SE VI PARE di Luigi Pirandello


Regia  Massimo Castri

Scena e costumi  Maurizio Balò 

Musiche  Giancarlo Facchinetti


Interpreti: Salvatore Landolina (Lamberto Laudisi), Luisa Rossi (la signora Frola), Virginio Gazzolo (il signor Ponza, suo genero), Patrizia Zappa Mulas (la signora Ponza), Ruggero Dondi (il consigliere Agazzi), Delia Bartolucci (la signora Amalia, sua moglie), Carla Chiarelli (Dina, loro figlia), Ermes Scaramelli (il signor Sirelli), Anna Goel (la signora Sirelli), Elena Callegari (la figlia di Sirelli), Gigi Castejon (il signor Prefetto), Marisa Germano (la moglie del prefetto Mari), Sonia Gessner (la figlia del prefetto)


Produzione: Centro Teatrale Bresciano

Debutto: Milano, Teatro dell’Arte, 5 novembre 1979.


Note:

Massimo Castri vince il premio Ubu alla regia 1979-1980 per Così è (se vi pare) e Rosmersholm

Ripresa 1980-1981

Debutto: Brescia Teatro Santa Chiara, 16 dicembre 1980

Anna Pedrini sostituisce Elena Callegari.

Nel 1990 Castri realizza per la RAI una versione televisiva di cui cura la regia, protagonisti Valeria Moriconi e Omero Antonutti.

Nella stagione 2007-2008 realizza una nuova edizione dello spettacolo prodotta da ERT-Emilia Romagna Teatro.

DAL PROGRAMMA DI SALA: NOTE DI REGIA  

Così è se vi pare, prove a tavolino ph_ Alabiso ACTB

"Così è, se vi pare" incute il duplice timore della "commedia - manifesto" e della "commedia perfetta". Infatti, secondo le analisi canoniche, Pirandello vi esprime la sua "filosofia" e la sua "poetica" con una abilità drammaturgica (di scrittura e di struttura) veramente diabolica, dunque: una macchina teatrale perfetta al servizio di un teorema filosofico e di una dichiarazione di poetica.

ma tanta perfezione, tanta compattezza, tanta sicurezza nel costruire questo gioco della "verità ambigua", mette in sospetto. Davvero la sostanza di questa "parabola in tre atti" (come la definisce Pirandello) è soltanto un filosofema (non si dà altra verità che quella soggettiva) di quelli che hanno fatto tanto gioire il vecchio Tilgher? 

Ermes Scaramelli, Anna Goel, Elena Callegari, Delia Bartolucci, Carla Chiarelli, Ruggero Dondi, Luisa Rossi, Salvatore Landolina ph_ Alabiso ACTB

Virginio Gazzolo, Anna Goel, Delia Bartolucci, Carla Chiarelli, Elena Callegari, Ruggero Dondi, Ermes Scaramelli  ph_ Alabiso

Ermes Scaramelli, Anna Goel, Carla Chiarelli, Elena Callegari, Luisa Rossi ph_ Alabiso

Il sospetto poi si precisa: la stessa perfezione della macchina teatrale, la superficie perfettamente chiusa e compatta del sistema dei segni, l'accanimento dello stesso Pirandello, che, come un artigiano maniaco, ribadisce e chiude ogni possibile falla o crepa dell'architettura della propria parabola, tutto questo fa nascere la voglia infantile di guardare dentro la macchina, di scoprire come è fatta e che cosa la muove. 

Ci si chiede: possibile che la "ambiguità della verità" sia così solare e perfetta? E si intuisce che qualcosa si agita dentro questo meccanismo teatrale traslucido e senza crepe: una pulsione di desiderio, un motore pulsante che gira su se stesso e non produce segnali di superficie chiaramente individuabili, ma comunica a tutta la macchina teatrale una pulsazione, un ritmo e un'intensità che appaiono "eccessivi". Si intuisce poi una sorta di omertà della scrittura e della struttura e si arriva a pensare che l'ambiguità dichiarata è così ben costruita sia copertura o traduzione (frutto di uno "spiazzamento" di scrittura, simile ai meccanismi di occultamento del sogno) di un ambiguità "altra" e più profonda, più intensamente connessa ai livelli del desiderio, che poteva essere accettata solo se tradotta in un linguaggio e in un sistema di segni che potessero superare la soglia di una qualche antica e forte censura.D'altra parte alcuni tradimenti, forse involontariamente, vengono compiuti nei confronti di questa omertà: Pirandello stesso Lascia alcune tracce sospette: o forse, come si è detto, il motore pulsionale che agita all'interno del testo non può non trasmettere alla superficie una sorta di agitazione molecolare che travalica il senso dichiarato.

Così l'accanimento, l'agitazione del gruppo intorno al famoso Terzetto, costituito dal signor Ponza, la signora Frola e la signora Ponza, la furibonda ricerca di verità e il carattere ossessivo di questa ricerca, che il gruppo degli indagatori spinge sino alla violenza ed allo sfinimento: tutto questo appare in qualche modo eccessivo rispetto al tema, all'evento posto al centro dell'indagine: in realtà l'evento deve essere un altro, più simile a quella pulsione oscura e rimossa che agita dall'interno la macchina teatrale ed ha per gli indagatori un chiaro senso di minaccia.

Salvatore Landonlina ph_ Alabiso ACTB 

Luisa Rossi, Patrizia Zappa Mulas, Virginio Gazzolo ph_ Alabiso ACTB 

Infatti accade che questa ricerca, che potrebbe anche non essere fatta ma deve essere fatta, finisce col chiudere il gruppo borghese dei ricercatori dentro una specie di cerchio magico (costruito abilmente dal Terzetto Misterioso: oggetto della ricerca ma anche soggetto di un' ambigua ed abile strategia di accerchiamento), tanto che a volte, "immaginando" Il testo sembra di ritrovarsi in quel salotto stregato de "l'Angelo Sterminatore di Buñuel, dal quale è possibile uscire ma dal quale nessuno riesce ad uscire.

Ma anche i comportamenti del Terzetto appaiono eccessivi, segni ridondanti rispetto al tema: il loro frenetico agitarsi fa intuire un desiderio doppio di far vedere e nascondere una pulsione, un evento più grande ed oscuro che li agita; c'è in loro inoltre una smania non confessata di autorappresentarsi e fissarsi in un'immagine "teatrale", che segue chiaramente una loro parentela con la "famiglia maggiore" del posteriore "Sei Personaggi" ed una intuibile omogeneità con le pulsioni, le paure, i desideri che agiranno quella più famosa famiglia. 

Ma , mentre i "Sei Personaggi" avanzano sulla scena tragicamente con la volontà esatta di compiere un rito crudele di svelamento, questo più antico Terzetto è trascinato anch'esso ad auto rappresentare il proprio "dramma", ma vuole ancora rappresentarlo in una cifra oscura, deve rappresentarlo ma può farlo soltanto dentro una luce nera, "per non svegliarsi ancora " [...]

Massimo Castri

Maurizio Balò, bozzetto per la scenografia  di Così è se vi pare, 1979

PROLOGO  

da Paolo Puppa, Il salotto di notte. La messinscena di "Così è (se vi pare)" di Massimo Castri, Multimmagini, Torino 1980, pp. 9-10

C'è un inizio e c'è una fine. Ad apertura di sipario, nella penombra di uno spazio non ancora ben distinto, Castri inserisce la prima sigla personale, la prima clamorosa devianza dal testo pirandelliano. Appare infatti Ponza, impermeabile scuro, chiamato a rapporto dal Prefetto. È la scena quinta dell'atto terzo, trasportata dal regista a prologo dello spettacolo. Il Prefetto è la voce fuori campo, resa da un nastro, roca ed aspra dello stesso Castri. Tra l'attore vivo sul proscenio e il nastro si scambiano così, ripetute all'esasperazione, le battute tra l’ oscuro impiegato di provincia, il quale protesta per la persecuzione subita, e la meccanica, imperturbabile banda sonora dell'Autorità che ingiunge di svelare il mistero. Ecco pertanto il 

"l'ho fatta chiamare, caro Ponza, per dirle che qua, coi miei amici (... ) ha da dire qualcosa?” 

che s’accavalla, fino alla ridondanza da disco rotto, col

 "me ne vado, signor Prefetto! Me ne vado (...) non posso tollerare (...). Intendo domandare oggi 

stesso il mio trasferimento". 

Le due frasi si alternano a soprassalti, si frangono l'un l'altra, spegnendosi allorché l'ombra di Ponza si allontana verso lo sfondo.

Alla fine dello spettacolo, congedo ultimo che ha suscitato non poche polemiche, Laudisi, il raisonneur, il fine dicitore di sofistici dubbi, appoggiato al suo pianoforte, farà appena in tempo a sentenziare sornione "ed ecco, o signori, la verità!", quando una pistola, sbucata all'improvviso, lo colpisce a distanza. Ricade pesantemente, quasi manichino afflosciato, sul piano, mentre una musica atonale sottolinea gravemente l'esecuzione. Castri, allora, si colloca nel proemio dalla parte dell'Autorità, in un ambiguo processo identificativo, come padre che si contrappone al figlio, o come Autore rispetto al Personaggio; circolarmente, con questo scatto gratuito, da filone nero-dada, punisce nell'epilogo ed elimina il rappresentante, il depositario dell'ideologia, l’io epico del testo.

Rivediamo un attimo le due sequenze: nella prima il personaggio isterico, dentro la commedia, si mostra solo per dichiarare rabbiosamente di volersene andare, mentre nella seconda il personaggio straniato, assente che se ne sta prudentemente ai bordi, viene ulteriormente tagliato fuori. In un certo senso i due fili maggiori di questa ingarbugliata matassa, Castri intende in modo manifesto tirarli, annodarli fin quasi a bloccare l'intera macchina dello spettacolo. Nello stesso tempo, è la dialettica tra mostrarsi e nascondersi, tra il linguaggio e il silenzio, a venire così suggellata emblematicamente. 

Approfondimenti

BIBLIOGRAFIA

I taccuini di regia sono stati pubblicati in: Massimo Castri, Pirandello Ottanta, a cura di Ettore Capriolo, Milano, Ubulibri, 1981 e, parzialmente in Paolo Puppa, Il salotto di notte. La messinscena di "Così è (se vi pare)" di Massimo Castri, Multimmagini, Torino 1980, dedicato all'analisi puntuale dello spettacolo con una ricca documentazione fotografica e che contiene note importanti sulla metodologia di lavoro e lettura pirandelliana: Massimo Castri, Note di regia, Ivi, pp. 109-122.

Si veda anche: Mario Prosperi, Massimo Castri’s “It Is So (If You Think So!), The Drama Review Vol. 25, n. 2 (Summer 1981), pp. 35-44.