Madame de Sade

2001-2002


MADAME DE SADE, di Yukio Mishima

Traduzione di Lydia Origlia


Regia di Massimo Castri

Scene e costumi  Maurizio Balò

Luci  Giancarlo Salvatori

Suono  Franco Visioli


Interpreti: Laura Pasetti (Renée), Lucilla Morlacchi (Signora di Montreuil), Francesca Inaudi (Anne-Prospère), Cinzia Spanò (Baronessa di Simiane), Elena Ghiaurov (Contessa di Saint-Fond), Olga Rossi (Charlotte).


Produzione: Teatro Stabile di Torino  Teatro Metastasio di Prato

Debutto: Torino, Teatro Carignano, 6 Novembre 2001


Note:

Maurizio Balò vince in premio Ubu alla scenografia 2002.

Intervista a Massimo Castri (La Stampa 5 novembre 2001)

Gianfranco Capitta sul Quaderno di sala

Sei donne in scena, con un unico oggetto, incessante e ossessivo, di conversazione, il Marchese de Sade. Per giorni e anni, lungo tre momenti distribuiti in quasi vent'anni (nel 1772,1778,1790 quando ormai la rivoluzione è iniziata) questo gruppo di donne si dibatte attorno a lui e ai suoi "messaggi". Sade è in carcere, sotto giudizio o in attesa di nuovi pronunciamenti della giustizia, ma ogni occasione gli è utile, se non necessaria, per ribadire la sua "filosofia del boudoir". La sua trasgressione continua imperterrita, coincidendo (e talvolta anche oltrepassando) con quella della rivoluzione che in Francia in quel momento galoppa. [...]  Tra speranza, illusione e orrore, in una continua vivisezione della sua morale, quelle donne aspettano il fatidico momento della verità, ovvero della sua liberazione. Ma quando questa, all'indomani della Bastiglia, si compie, proprio sua moglie, depositaria privilegiata della sua innocenza, e quasi della sua santità, non vorrà mai più vederlo, preferendo per sempre la via del monastero. [...] Commedia di donne quindi, che per di più dopo tre atti e tanti anni di spasmodica attesa, si chiuderanno come un muro nel momento in cui il Marchese disfatto nel fisico e liberato dai ferri verrà a bussare alla loro porta. La moglie, che l’ha fino a quel momento innalzato al livello sovrannaturale di un dio di un demonio, opera un vero colpo di scena. Offrendo allo spettatore l’enigma più atroce da risolvere, nella propria ragione e nella propria sensibilità. Una chance che Massimo Castri ha costruito trasformando la declamazione salottiera in un percorso da giardino, un labirinto di alberi e piante costruito da Maurizio Balò. Il racconto di queste creature femminili si fa probabilmente più lieve, ma perfino dal paesaggio teatrale scopre le sue ascendenze e le sue radici in quel filone del teatro del regista che ha avuto la sua ultima tappa nell'Orgia di Pasolini ambientata in un erboso cimiteriale da boudoir,virgola e che all'ombra delle sue creazioni maggiori (gli Euripide, i Goldoni, i Pirandello e gli Ibsen) cammina a ritroso per vie tormentate ma sempre rivelatrici: Le Serve di Genet, o Il gioco dell'amore e del caso di Marivaux. Con quest'ultimo testo anzi, con le sue geometriche misteriose suggestioni erotiche, anche temporalmente e storicamente Madame de Sade potrebbe trovare un suo ineluttabile punto di saldatura e di attrito fecondo.

Da Gianfranco Capitta, Le parentele pericolose, in, Madame de Sade di Yukio Mishima regia di Massimo Castri, Teatro Stabile di Torino, Torino 2001, pp 23-26

La scena di Maurizio Balò

BOZZETTI DEI COSTUMI di Maurizio Balò

PRIMO ATTO  Renée, La Signora de Montreuil, Anne-Prospère La Contessa di Saint Fond, La Baronessa di Simiane, Charlotte

SECONDO ATTO Renée, Anne-Prospère, La Signora de Montreuil,  La Contessa di Saint Fond. 

TERZO ATTO: Renée, La Signora de Montreuil, Anne-Prospère, La Baronessa di Simiane, Charlotte

Dalla rassegna stampa

Elena ghiaurov, Olga Rossi, Lucilla Morlacchi, Cinzia Spanò

ph_Marcello Norberth

Lucilla Morlacchi, Laura Pasetti 

ph_Marcello Norberth

Non molti hanno provato a portare in teatro la "filosofia nel boudoir" di Mishima; Ingmar Bergman nell’ ‘89 a Stoccolma, ad esempio. Ora Massimo Castri, che dirige il Teatro Stabile di Torino, ha arieggiato quel salotto viziato dal fiato incessante di sei donne in un giardino: scena fissa, alte siepi di folti resinose sempreverdi tuie; è un'estate cinguettante il primo atto del 1772; un autunno di foglie rosse cadute nel 1778; un inverno gracchiante di corvi e  innevato nel 1790 con vecchiette che ricamano nevrotiche con gli occhiali sul naso. Costumi, come le scene, di Maurizio Balò: bianchi, poi Bruni, poi i neri; sempre belli e sontuosi da volerli provare tutti, maschi e femmine. Luci di Giancarlo Salvatori sempre di un sole morbido, fresco d'estate, tiepido d'inverno. Panche di pietra, una statua di Amore. Tutto capita lì: Castri muove le parole classicheggiate dalla traduzione di Lydia Origlia (sembra Racine!) con nascondini alla Watteau,, europee semplificate cerimonie del the, gridolini e gattonate e rotolamenti avvicinamenti di allusiva minaccia. Niente gemiti urla pianti sadici. Niente musica. Non una nota. Soltanto il suono  "naturalistico" di Franco Visioli. 

Daniele Martino, Sade, il sapore dolce del sangue, in "il manifesto", 9 novembre 2001


Le tre ore di spettacolo stanno tra l'accademia galante da romanzo libertino e un seminario di Lacan, visto che si gira intorno a un “manque” che non c'è (il marchese). Castri pensa di mettere in scena l'autoanalisi delle donne, ma poi costringe alla stessa operazione anche lo spettatore. Mishima trattato come Marivaux o Goldoni perde sangue e diventa anemico, c'è poco da fare: anche se la mancanza di Sade diventa curiosamente, in questo modo, nostalgia di Sade; più che mostro, nostro prossimo.

Sergio Colomba, I tormenti della signora De Sade, in “La Nazione”, 9 novembre 2001

… Massimo Castri sceglie, di fronte alle due anime di Mishima - l'Occidente e l'Oriente, legate strettamente - di compiere una scelta coraggiosa e non facile. Privilegia cioè lo sguardo occidentale e, invertendo lo scorrere delle stagioni, ci propone una Madame de Sade in un'ottica “alla Marivaux ", ambientandola (la scena come i costumi assai belli sono di Maurizio Balò) non in un non luogo, ma in un luogo ben definito anche storicamente.[...]  Ne nasce uno spettacolo affascinante ma a una dimensione, quasi un corpo a corpo nei confronti dell'autore, giocato sul gusto della provocazione e - cosa rara in questo regista - riletto alla luce di una forte tenerezza per i sei personaggi femminili, indagati nelle pieghe più riposte della loro personalità, nella ragnatela dei gesti e dei rapporti quotidiani, regalandoci anche, alla fine, una scenografica, spettacolare nevicata.

Maria Grazia Gregori, Sei donne in cerca del Divino de Sade, in "L'Unità", 10 novembre 2001

Lucilla Morlacchi, Laura Pasetti 

ph_Marcello Norberth

Recensione di Franco Cordelli "Corriere della sera", 8 novembre 2001

APPROFONDIMENTI 

BIBLIOGRAFIA

Federica Mazzocchi, Alle prove di "Madame  De Sade" di Massimo Castri, in "Il castello di Elsinore",  44, 2002, pp. 107-116.

Thea Dellavalle,  Il rosa e il nero. Femminile  e maschile in "Madame  De Sade" di Massimo Castri, in "Il castello di Elsinore",  46, 2003, pp. 85-107.


Foto di copertina: Laura Pasetti, Francesca Inaudi, Olga Rossi, Lucilla Morlacchi, Elena Ghiaurov ph_ Marcello Norberth