Vestire gli ignudi

1975-1976

VESTIRE GLI IGNUDI di Luigi Pirandello 


Regia  Massimo Castri

Scene e costumi Maurizio Balò


Interpreti: Tullia Piredda (Ersilia Drei), Salvatore Landolina (Franco Laspiga, già tenente di Vascello), Aldo Engheben (Il console Grotti), Gigi Castejon (il vecchio romanziere Ludovico Nota), Ermes Scaramelli (Il giornalista Alfredo Cantavalle), Clara Zovianoff (La signora Onoria)

Produzione: Centro Teatrale Bresciano- Compagnia della Loggetta

Debutto: Brescia, Teatro Santa Chiara, 20 maggio 1976


Note

Per la regia dello spettacolo Castri riceve la targa "Pirandello-Maschere nude 1978", attribuita ad Agrigento durante il convegno organizzato dall’Istituto di Studi pirandelliani. La giuria, presieduta da Guido De Monticelli, riconosce “…la svolta storica data da Castri alla regia pirandelliana” (Gazzetta del Popolo 17.01.1978)


Ripresa 1976-1977

Anna Maria Lisi sostituisce Tullia Piredda, Ruggero Dondi sostituisce Gigi Castejon, Delia Bartolucci sostituisce Clara Zovianoff. 

Debutto: Pavia, Piazzetta delle Rose, 11 settembre 1976

Ripresa 1977-1978

Debutto: Roma, Teatro Flaiano, 18 ottobre 1977

DALLE NOTE DI REGIA

Anna Maria Lisi ph_Alabiso ACTB

Aldo Engheben, Anna Maria Lisi ph_ Alabiso ACTB

Ispirazione per l'impianto visivo

René Magritte, L'assassin menacé  1926

"VESTIRE GLI IGNUDI" un testo "particolare"nella produzione di Pirandello: non c'è il "giuoco delle parti", non c'è il "teatro nel teatro". Un testo che presenta caratteristiche anomale e che si pone come discrimine tra la prima stagione pirandelliana delle grandi commedie "borghesi" (...ma meglio sarebbe dire: della "scomposizione interna" della commedia borghese...) e il successivo periodo caratterizzato dalla trilogia del "teatro nel teatro" e dagli ultimi grandi "miti". 

[...] Un testo "isolato", dunque, nel quale abbiamo cercato di individuare alcune linee di forza: un "giuoco di massacro" condotto sulla pelle di uno dei personaggi da parte di tutti gli altri; una analisi concreta del rapporto uomo-donna visto nel giuoco oppressivo dei "ruoli"; e infine la linea rossa del percorso di una "presa di coscienza", compiuto dalla protagonista, Ersilia Drei. Da qui la scelta fondamentale, il "percorso" dello spettacolo, che procede da un realismo assunto nelle sue "convenzioni" e raggelato in forme stilizzate, passa per una fascia intermedia di "surrealismo" e si spinge sino al superamento-svelamento del realismo in forme di "iperrealismo". [...]

"Vestire gli ignudi" si apre con un suicidio e si chiude con un suicidio, in perfetta circolarità; ma il secondo suicidio è di una qualità profondamente diversa dal primo: se il primo esprimeva la disperata volontà di cristallizzarsi in un "ruolo", il secondo è rifiuto cosciente e determinato, lucido e motivato, di una condizione di oppressione e di alienazione da aprte del personaggio di Ersilia, una donna che prende coscienza del suo "essere cosa". In questo senso Ersilia Drei è forse il personaggio pirandelliano che esprime la più compiuta volontà di rivolta possibile all'interno del "mondo pirandelliano" [...]. Ersilia Drei rifiuta la meccanica dei "ruoli", che ogni uomo le vuole imporre, rifiuta il "vampirismo psicologico" a cui è sottoposta, e afferma una volontà di "consistere per sè", di individuare una propria realtà autonoma, anche se non è capace (come lo stesso Pirandello) di tradurre questa volontà-necessità in termini di lotta e di alternativa "dentro la storia", attraverso una possibile e necessaria modificazione della struttura della società.

Massimo Castri, note di regia dal programma di sala

"Una camera-trappola" ROBERTO TESSARI SULLO SPAZIO SCENICO

Ruggero Dondi, Anna Maria Lisi ph_Alabiso ACTB

Lo "scrittojo" del romanziere Ludovico Nota (unico ambiente al dramma) diviene, nella scena di Maurizio Balò, una camera-trappola, il cui arredo dominante è, prima una poltrona-esca (simbolo di conforto), poi, nel secondo tempo dello spettacolo, un ampio letto bianco, che è realtà dello sfruttamento del corpo. Ai mobili che allettano e attendono la protagonista fa, del resto, riscontro solamente il mobile del romanziere: un armadio colmo di oggetti che chiudono in sè l'ideologia maschile borghese e i reali interessi che questa sottintende. Libri, ma soprattutto bambole, e giornali impacchettati [...] e - sopra, alla rinfusa - torsi femminili di gesso aggruppati in un viluppo di corde. In questo modo la scenografia consuma e brucia tutta la paccottiglia e l'affollamento naturalista delle indicazioni pirandelliane: sacrifica il falso spessore d'una squallida stanza d'affitto per sottolineare lo squallore e la violenza nascosta nella vita di chi ha preso in affitto la stanza. [...]

Se Pirandello aveva immaginato alla sua stanza porte e finestre - aperture 'realistiche' - al mondo esterno -, questa nuova desolata stanza-scatola sembra avere solamente ingressi, ma nessuna uscita che sia praticabile dalla protagonista. L'unica finestra è una porzione di parete che si apre comandata dall'interno: per svelare un frammento d'ambiente 'raffinato', donde, a turno, i nemici di Ersilia, tra luce di candelabri e note di pianoforte, spiano incombenti la sua paura. Le sole vie di comunicazione con l'esterno solo una prospettiva di ingresso e una scala che scende alla stanza. Ma, nel secondo tempo, anche queste vengono chiuse; e la donna. viene intrappolata in un gioco spaziale che la sospinge verso il grande letto [...] gli altri personaggi circolano minacciosi attorno a lei, comparendo e scomparendo da ingressi noti a loro soltanto: tagli nascosti nelle modanature delle pareti.

Roberto Tessari, Il sacrificio della donna ignuda, in Immagini del teatro contem­poraneo,  a cura di Roberto  Alonge e Roberto Tessari, Guida,  Napoli 1978, pp.187-188.

Ermes Scaramelli, Salvatore Landolina, Ruggero Dondi, Anna Maria Lisi, Aldo Engheben ph_Alabiso ACTB

DUE INTERVISTE A MASSIMO CASTRI

Una invenzione di regia che colpisce in modo particolare il pubblico è quella del "coito" reiterato. Nello spettacolo ha la funzione di risolvere il lungo dialogo melodrammatico tra Ersilia ed il console o risponde ad altre esigenze?

L' invenzione non serve a risolvere solo quella scena, ma risponde ad esigenze diverse. Mentre avviene il rapporto tra Ersilia ed il console, sul piano visivo lo spettacolo diventa una specie di riassunto metaforico di quello che sono stati i rapporti di Ersilia con il console nel passato. Sul piano verbale invece è il presente: l'immagine è il passato che invade però completamente il presente nel palcoscenico. Ersilia rivede infatti con occhio più lucido questi rapporti sessuali nel loro grigiore, nella loro vera essenza di oppressione e di repressione e di iterazione annoiata, inutile ed angosciata. La scena risponde anche all'esigenza di rappresentare anche il momento terminale del processo di reificazione che viene subito dalla protagonista. E infine risolve il dialogo, indubbiamente melodramamtico, che se non fosse stato sdoppiato tra gesto e parola avrebbe visto di nuovo Ersilia coinvolta in un rapporto litigioso e passionale con uno di questi personaggi maschili, mentre nella mia ipotesi ella è già decisamente superiore, distaccata, con un occhio molto critico.

LA RECENSIONE DE IL DRAMMA, n. 3-4 (aprile-maggio 1977) - Odoardo Bertani

Approfondimenti

BIBLIOGRAFIA

I taccuini di regia di Vestire gli ignudi sono pubblicati in: Massimo Castri Pirandello Ottanta, a cura di Ettore Capriolo, Milano, Ubulibri, 1981. 

Per l'analisi dello spettacolo:Roberto Tessari, Un gioco di massacro erotico, in "Scena",  l, 1977, pp. 26-28 poi sviluppato in:  Idem, Il sacrificio della donna ignuda, in Immagini del teatro contem­poraneo,  a cura di Roberto Alonge e Roberto Tessari, Napoli, Guida, 1978, pp. 183-255.

 Steen Jansen, Due letture di Vestire Gli Ignudi di Pirandello ad opera dei registi Mario Missiroli e Massimo Castri, in  Rids, n. 109 (1983) pp.17-32.


Foto copertina: Ermes Scaramelli, Ruggero Dondi ph_Alabiso ACTB