La ragione degli altri

1996-1997

LA RAGIONE DEGLI ALTRI di Luigi Pirandello


Regia  Massimo Castri 

Scene e costumi Maurizio Balò

Luci Sergio Rossi


Interpreti: Delia Boccardo (Elena Orgera), Annamaria Guarnieri (Livia Arciani), Franco Mezzera (Guglielmo Groa), Luciano Virgilio (Leonardo Arciani)


Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria

Debutto: Gubbio, Teatro Comunale, 14 gennaio 1997.


Note

Ripresa  1997-1998

Debutto: Modena, Teatro Cittadella, 8 gennaio 1998

Paola Mannoni sostituisce Delia Boccardo

Ripresa 1998-1999


Ripresa 2000-2001

Lo spettacolo diventa una coproduzione: Teatro Stabile dell'Umbria - Teatro Stabile di Torino.

Gianni Mantesi sostituisce Franco Mezzera nel ruolo di Guglielmo Groa. 

Debutto: Torino, Teatro Gobetti, 18 aprile 2001 


Castri vince il premio Ubu alla regia 1996-1997 per La ragione degli altri e Il ritorno dalla villeggiatura.

Dal programma di sala

Questo piccolo testo, un po' zoppo, “sbilenco”, anche non bello sicuramente, probabilmente mi ha incuriosito molto perché, dovendo abbandonare l'esplorazione dei capolavori pirandelliani, in quel momento mi interessava tentare di mettere l'occhio dentro il laboratorio di Pirandello: ho intuito la possibilità di individuare un virgolette “pezzo di bottega" che svelava in maniera molto precisa e procedimenti, tentativi, alchimie primordiali della drammaturgia pirandelliana, facendoli vedere nel loro nascere, nel loro formarsi; in effetti queste prime opere indicano con chiarezza i modelli operativi e drammaturgici che l'autore andava elaborando. In maniera specifica La ragione degli altri, a un'analisi più approfondita, presenta una serie di temi E di interessi che preparano il Pirandello maggiore: tutta la tematica che riguarda la maternità, la tematica della famiglia dei problemi e delle manipolazioni della famiglia, che poi verranno sviluppate come lavoro principale dentro le grandi commedie borghesi, a partire da Il piacere dell’onestà  fino, in qualche modo, ai Sei personaggi in cerca d'autore. C'è poi la presenza di un personaggio che in qualche modo ha il prototipo dei grandi personaggi pirandelliani: il demiurgo, il manipolatore, il personaggio che conduce una sua strategia allucinata, ossessiva ma molto lucida. In questo caso al centro del testo c'è il personaggio femminile, Lidia, che ha una sua strategia appunto, e prepara poi tutti i personaggi  strateghi e manipolatori successivi fino al protagonista de Il giuoco delle parti, passando per Ciampa ma anche per Donn’Anna Luna, da certi punti di vista molto somigliante a Livia, non casualmente il tema è lo stesso, quello della maternità, visto in modo diversi nei due testi. 

[..] Mi incuriosi l'operazione di drammaturgia che si poteva fare, perché dentro questo testo ce n'era un altro, quello più vero, e bastava togliere del ciarpame, dei tralicci, che probabilmente l'autore aveva aggiunto per arrivare alla dimensione di tre atti, per scoprire un testo di un'intensità ben maggiore ben più forte e più vigorosa di quanto poteva apparire a prima vista [...] Il linguaggio della Ragione degli altri non si può definire proprio linguaggio pirandelliano, è agli inizi e non è ancora definito, è strambo, tante volte non sembra neanche di Pirandello, forse anche per questo è un testo curioso e interessante, perché è in formazione in linguaggio delle commedie borghesi.

È come se Pirandello lavorasse a bottega, manovrando, manipolando, studiando alcuni temi che poi per lui diventeranno estremamente importanti: ci sono tante cose dentro, ma sono come un ribollire di tentativi ed esperimenti che poi daranno luogo al suo modello operativo. La cosiddetta filosofia pirandelliana non è quasi presente, e questo è un grosso vantaggio, un’anomalia fortunata: non c'è ancora il Pirandello ideologico, filosofo lo pseudo-filosofo, qui c'è un autore più attento alle cose, più vicino ai personaggi alla storia da raccontare. Il testo è asciutto, secco, Racconta una storia molto dura, senza tentare di avvolgerla dentro filosofemi di tipo esistenzialistico, che poi saranno sempre la parte più debole della sua drammaturgia nella fase delle cosiddette commedie borghesi, fino al Così è (se vi pare), fino ai personaggi come Laudisi. 

Quindi in questo testo molto antico  - la prima stesura risale al 1895/’96, poi ce ne è una probabilmente una intermedia del 1910/11 e l'ultima è del 1916 - Pirandello sta ancora cercandosi, svelando tante cose di sé, svelando il suo cercare teatro. 


“La ragione degli altri”: una scatola cinese, da un colloquio con Massimo Castri a Cura di Bianca Maria Ragni

Luciano Virgilio, Paola Mannoni ph_Tommaso Le Pera  ATSU

Dalla rassegna stampa

A Castri interessa, oltre alla concezione della famiglia secondo Pirandello, il suo modo di scrivere, e di svolgere un dibattito, mentre viene accentuato il deflagrare finale verso il melodramma, in un contesto naturalista attorno a una tavola dove i personaggi raramente smettono di mangiare. La riduzione tende per converso all’astratto, presentando spezzoni di situazioni senza chiarirne i risvolti, in una luce d’interrogatorio, sotto le bianche lampade ottocento nelle stanza uguali e anonime di Maurizio Balò, soffitto a cassettoni e bianche tappezzerie traforate che s’estendono al prezioso sipario. E attenzione: ogni sequenza, finale compreso, resta a mezzo, interrotta da un buio, mentre il sipario si richiude e risuona il beethoveniano “Per Elisa”, cui non nuoce di essere diventato in questi anni un classico della Telecom. Tutti in uno spento blu carta da zucchero, I quattro personaggi sopravvissuti nell’adattamento rispecchiano precise geometrie: le due donne si specchiano l’una nell’altra come due gemelle o due elementi intercambiabili anche nella bravura, impeccabile Annamaria Guarnieri  che con nevrotica premeditazione guida la danza, come in Delia boccardo che con sensitività mimetica la subisce, mentre Franco Mezzera è con impeto persuasivo il padre della sposa legittima e Luciano Virgilio, con l’opacità voluta dal ruolo, l’uomo conteso, padre della bambina. Uno spettacolo perfetto, anche se risente di quel finalizzarsi su se stesso più che su una necessità autentica dell’ultimo Castri. 

Franco Quadri, La famiglia di Pirandello riflette sull'amore, in “ La Repubblica”, 7 febbraio 1997

Appena s’apre il sipario, vediamo in rapida successione - separate da un momento di buio totale, come se fossero fotografie scattate col flash - tre immagini del medesimo soggiorno di Elena: prima senza nessuno, poi con la sola Elena perfettamente immobile su una sedia e, infine con Elena e Leonardo altrettanto immobili. [...] Una volta isolato e liberato dalla retorica delle parole il vero nucleo drammatico de La ragione degli altri, Castri ne smaschera i connotati conservatori sul filo di una non meno straordinaria e strenua ironia: a cominciare dal fatto che qui tutto quel filosofeggiare prende corpo, quasi esclusivamente, mentre i personaggi stanno seduti a tavola a mangiare e a bere. In altri termini, l’ideologia borghese viene ridotta all’insignificante fisicità delle più elementari abitudini quotidiane. Insomma, uno degli spettacoli più intelligenti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni.

Enrico Fiore, Mogli, mariti, amanti: ne parliamo a tavola, in “Il Mattino” 7 febbraio 1997

 Annamaria Guarnieri, Luciano Virgilio ph_Tommaso Le Pera  ATSU

APPROFONDIMENTI programma di sala 2000-2001

BIBLIOGRAFIA

Lia Lapini, "La  ragione degli altri" di Massimo Castri, in “Il Castello di Elsino­re", 30, 1997, pp. 117-122

Foto copertina: Annamaria Guarnieri, Delia Boccardo ph_Tommaso Le Pera  ATSU