Un uomo è un uomo

Scheda di sala 1975-1976

1974-1975 estiva 


UN UOMO È UN UOMO di Bertolt Brecht

Traduzione di Giulia Veronesi


Regia  Massimo Castri

Scene e costumi  Maurizio Balò

Musiche  Paul Dessau e Giancarlo Facchinetti

Movimenti coreografici a cura di Ines Micucci

Esecuzioni musicali del centro di educazione musicale diretto da Gianni Ligasacchi



Interpreti:

Antonio Francioni (Galy Gay), Flavio  Bonacci (Uria Shelley),  Ermes Scaramelli (Jesse Mahoney), Salvatore Landolina (Polly Baker), Roberto Piumini (Jeraiah Jip), Aldo Engheben (Charles Fairchild, il sanguinario Cinque), Tullia Piredda (Moglie di Galy Gay), Alberto Ricca (il sig. Wang, bonzo), Clara Zovianoff  (Leocadia Begbick) 


Produzione: Centro Teatrale Bresciano-Compagnia della Loggetta in collaborazione con il Comune di Gardone Riviera


Debutto: Gardone Riviera (Bs), Teatro del Vittoriale, 19 luglio 1975 


Note:

Lo spettacolo è ripreso nella stagione 1975-1976 con i seguenti cambi nel cast:

Salvatore Landolina (Galy Gay), Luigi Castejon (Uria Shelley), Sandro De Paoli (Polly Baker), Lino Robi (il sig. Wang, bonzo)

Debutto: Milano, Teatro Pier Lombardo, 15 ottobre 1975 

DALLE NOTE DI REGIA


...che cosa è diventato il personaggio centrale? Galy Gay è diventato Charlot. L'invenzione mi è venuta in maniera automatica, al di là di una scoperta di un secondo momento, e cioè che Brecht in quegli anni amava moltissimo Charlot e continuava a ripetere che Charlot era il più grosso personaggio del momento. Mi è venuto spontaneo arrivarci partendo dall'analisi interna del personaggio Galy Gay, personaggio che risente profondamente dell'ambiguità di tutto il testo brechtiano. E' un personaggio simpatico e antipatico, dolce e contemporaneamente amaro, un persoanggio nei confronti del quale ora ci si identifica, ora si tende a prendere le distanze per nonidentificarsi in quello che fa. E' un personaggio vischioso, uno degli archetipoi di personaggio più vischiosi che conosciamo, con quel suo impasto continuo di comicità e atteggiamento patetico: è proprio Charlot. Charlot come una specie di quintessenza del piccolo personaggio frutto del mondo capitalistico, tutto impregnato dei miti che il mondo capitalistico ha prodotto...

Massimo Castri sul programma di sala dello spettacolo

Antonio Francioni, Clara Zovianoff ph_Alabiso ACTB

Ermes Scaramelli, Flavio Bonacci, Antonio Francioni

Salvatore Landolina ph_Alabiso ACTB

SULLA SCENOGRAFIA

Anche la soluzione della scena nasce dall'interno del testo stesso. Qual è il discorso fondamentale di Brecht? L'uomo non è un individuo, come lo intendeva il romanticismo, non è un tutto unico che prescinde dalla situazione nella quale si trova, ma è addirittura ridotto (e qui siamo al polo opposto rispetto alla linea che dal rinascimento parte per arrivare al romanticismo) ad essere soltanto una funzione, una funzione  un oggetto, un oggetto che può svolgere alcune funzioni. Non ha importanza sapere quale funzione svolge, perché è soltanto un oggetto che ha inserito all'interno del mercato del lavoro. 

Foto del modellino scenografico di MAurizio Balò ACTB

Schema in pianta della scenografia ADMC

Un momento dello spettacolo ph_Alabiso ACTB

Aldo Engheben, Clara Zovianoff ph_ Alabiso ACTB

Questo fatto, insieme con una serie di rivisitazioni compiute intorno alla nuova oggettività degli anni trenta, in Germania, mi ha portato a concepire la scena come una specie di grande vetrina dove questi personaggi-oggetto sono esposti in attesa di un compratore, in attesa di una funzione da svolgere. Ma contemporaneamente questa vetrina è anche un contenitore che, tramite una serie di artifici di carattere tecnico che rimandano per la loro natura in buona parte alle invenzioni del teatro barocco, ha una modificabilità continua; cioè un contenitore che ha una possibilità di modificazione, e quindi di racconto e di narrazione che potrebbe procedere all'infinito, perché si basa tutto sul gioco, sullo scambio, sul rapporto di moltiplicazione dei tre fattori fondamentali di cui si compone, e cioè superfici lisce e opache, superficie speculari, cioè specchi, e luci che sono inserite all'interno di questo contenitore. Sono tutti elementi che fanno parte della struttura tipica della vetrina, ma il loro entrare in rapporti diversi da origine a una infinità di situazioni, all'interno delle quali viene spinto, o costretto, con le buone o le cattive maniere, il personaggio-oggetto.