Le Trachinie

1983-1984

LE TRACHINIE di Sofocle 

Traduzione di  Giuseppina Lombardo Radice


Adattamento e regia  Massimo Castri

Scene e costumi Maurizio Balò


Interpreti : Tino Schirinzi (Eracle), Paola Mannoni  (Deianira), Carla Chiarelli (Illo), Roberto Vezzosi  (Nunzio), Mauro Avogadro (Lica), Anita Laurenzi (Coro - Nutrice)


Produzione: ATER-Emilia Romagna Teatro in collaborazione con il Comune di Ravenna


Debutto: Spoleto, “Festival dei due Mondi”, Teatro Nuovo, 1 luglio 1983.  


Note: 

Dopo Spoleto, lo spettacolo è riallestito a Ravenna, Teatro  Dante Alighieri, 28 ottobre 1983. Alarico Salaroli sostituisce Mauro Avogadro.

Castri vince il Premio Ubu 1983-1984 alla regia, Paola Mannoni è premiata come miglior attrice.

INTERVISTA A MASSIMO CASTRI

Paola Mannoni ph Luigi Ciminaghi AERT

Innanzitutto quali sono i motivi, le necessità che l'hanno spinta in questa avventura artistica?

"Sono state esigenze e necessità che non si possono spiegare con assoluta esattezza. C'è il fascino rischioso di frugare in una materia così lontana da noi, di confrontarsi con la sintassi primaria del teatro, e questo confronto per un regista è una sorta di partita a poker. L'altro motivo è l'interesse particolare verso questi tre testi che se da una parte segnano il momento della crisi della tragedia antica, dall'altro propongono un mito, quello di Eracle, forse minore ma nella sua semplicità pieno di messaggi e conseguenze. Ed infine, ed è questa  un'esigenza che si è fatta motivazione, il desiderio, in un periodo in cui il panorama teatrale è così opaco e vuoto, che il teatro pubblico si rimetta sulla strada del teatro di cultura e di ricerca. Un laboratorio teatrale di questi tempi è una bella sfida ".

Il titolo del suo laboratorio accosta la crisi della tragedia antica alla crisi dell'uomo contemporaneo, vuole spiegarci questo rapporto? 

"Come ogni titolo si tratta di una semplificazione, ma contiene delle indubbie verità. Eracle, figlio di un Dio e di un uomo, è mandato sulla terra per un'opera salvifica, ma invece di salvare il mondo distrugge sé stesso. È una profezia, anche se di segno negativo, della vicenda cristologica. Ebbene, questo mito ha più di un punto di contatto con il nostro momento storico, con i drammi e l'angoscia del nostro tempo. Nel mito di Eracle, nel fallimento del suo tentativo di trasformare il mondo, come non leggere la nostra odierna impotenza verso la realtà che ci circonda, la nostra rinuncia a cambiare il mondo? C'è oggi una cappa molto tetra che influenza tutti noi, sono gli anni dello scetticismo, della rinuncia alla speranza, è un po' il rovescio di quella eccessiva fiducia tipica degli anni Sessanta ".

Signor Castri come mai questa dimensione drammatica del nostro tempo è oggi così assente dalle scene?

Giudizio esattissimo. Certo il teatro torna a delle funzioni di puro divertimento, ma in questo non fa altro che rispecchiare l'ottundimento dei tempi che viviamo, la caduta generale di tensione nella nostra vita e nella cultura. I nostri giorni sono caratterizzati da una cultura dell'inflazione in tutti i sensi; tutto vien condotto alle proprie funzioni più istintive e concrete, ognuno pensa solo a salvarsi, e non si cura di salvare la propria vita ". 


Riccardo Bonacina, Nel fallimento di Eracle la nostra rinuncia alla speranza. Intervista con il regista Massimo Castri, protagonista a Spoleto.

Il Sabato, 2-8.07.1983

LA SCENOGRAFIA

“Mi interessava verificare come il linguaggio tragico delle Trachinie si adeguasse a uno spazio quotidiano. O meglio: come lo spazio urbano e quotidiano di un (imprecisato) dopoguerra recente potesse esprimere tragedia. Mi sono mosso da un'osservazione: nelle tragedie classiche non si vedono mai gli interni, ma solo gli "esterni" degli interni. Allora mi sono tornati alla mente i pianerottoli di anni fa, certi spaventi infantili in luoghi non protetti, associando gradini di casa e ambienti lineari, inutili, oscuri. Me ne sono servito per una modularità permanente della scena. In fondo, ai tempi nostri, la tragedia è un paradosso, il coro ha perso funzione critica, e Le Trachinie tutto sommato, somigliano pericolosamente a Rosmersholm, a un dramma borghese a due".

Rodolfo Di Giammarco, Folle o spaccone comunque un eroe, La Repubblica, 15 giugno 1983

Maurizio Balò, bozzetti preparatori per la scenografia e fotografie del modellino con due delle sedici combinazioni della scena

DAL DIARIO DELLE PROVE

Martedì 26 aprile

Che grado di consapevolezza ha Deianira? C'è qui un cambiamento di linguaggio. Deianira non sta più riflettendo sulla propria condizione, non sta vagando dentro di sè come all'inizio. Il linguaggio diviene narrativo. il "gesto" è già stato compiuto: la coscienza della propria condizione è nitida, completa. C'è un altro pezzo di passato, un altro episodio di Eros e di violenza, paura e morte. La apura dell'oggi riporta a galla il ricordo della paura antica e il ricordo della magia. Magia che viene dal passato, verso cui Deianira regredisce. È una Deianira cui il livello di inconscio si è abbassato dopo il compimento del gesto: è rasserenata. Le Trachinie sembrano proprio il racconto di un gesto dell'inconscio ...

Elaborazione dei materiali di documentazione dell'allestimento realizzato da Cecilia Filipazzi, 

con appunti dalle prove, indicazione dei movimenti, delle musiche e dei cambi luce_ AERT

L'IDEA DEL LABORATORIO

Lo spettacolo è pensato come prima tappa di un Laboratorio di progettazione e ricerca 1983/1984 Sofocle Le Trachinie, Euripide Eracle Alcesti, Crisi della tragedia. Crisi dell’uomo contemporaneo, un progetto presentato da Castri e dedicato al mito di Eracle che doveva concretizzarsi nella realizzazione di una trilogia di spettacoli nel corso di due stagioni teatrali: “tre tappe” di un percorso unitario “che alla fine potranno anche riunirsi in una grande trilogia fruibile in tre serate e, molto probabilmente in tre spazi diversi […] l’intenzione di fondo che guida il processo complessivo è quella di trovare un concreto terreno di mediazione tra esigenze della ricerca (il cosiddetto “laboratorio”) e le esigenze della produzione e distribuzione (lo spettacolo formalizzato), tra tempi lunghi di elaborazione e necessario rapporto con il pubblico. […] collocare chiaramente il progetto nel suo “giusto” contesto che è quello di una strategia di un teatro pubblico “in movimento” alla ricerca di una mediazione tra vecchie e nuove funzioni”.  

Citazioni dalla sintesi del Progetto Eracle presentato da Massimo Castri (agosto 1982) riportato nel  Programma di sala 

DALLA RASSEGNA STAMPA

"Perplessità e sconcerti sono inevitabili per uno spettacolo che si propone di rovesciare e di provocare. Ma se sperimentare, a teatro, vuol dire saggiare ipotesi di nuove forme, lo spettacolo di Castri, per discutibili che siano i suoi risultati, è di certo sperimentazione. Forse, per un tipo di lavoro come questo, un festival che ama gli esiti "garantiti" non è la sede ideale”.


Renzo Tian, Su e giù per le antiche scale,  "Il Messaggero", 3 luglio 1983

Ho il dubbio che le Trachinie che abbiamo visto, ridotte al loro scheletro, siano in realtà solo la loro struttura di meccanismo scenografico, che era di Maurizio Balò a suo modo astrattamente perfetto, inventato in un sorprendente gioco di architetture fantastiche forse corridoi dell’inconscio con un sospetto che le scale potrebbero essere quelle di Piranesi o quelle di Escher. Una struttura può bastare?

Tommaso Chiaretti, Ercole, Dejanira quanta nevrosi nel vostro mito!,"La Repubblica", 3 luglio 1983

L'azione si traduce in un cammino incessante e faticato dentro un corridoio claustrofobico, lungo il muro sbracciato che chiude drasticamente la scena; i protagonisti farfugliano battute spezzate, senza soluzione di continuità se non temporale tra le coloriture impervie, asciutte e dense della splendida Paola Mannoni e la malattia senza più catarsi di Tino Schirinzi, ormai vicino al vaniloquio beckettiano.


Franco Quadri, Le Trachinie, "Panorama", 18 luglio 1983

Alarico Salaroli, Paola Mannoni ph Luigi Ciminaghi AERT

BIBLIOGRAFIA

I taccuini di lavoro relativi allo spettacolo sono stati pubblicati in:

Massimo Castri, I Greci nostri contemporanei: appunti di regia per le Trachinie, Elettra, Ifigenia in Tauride, a cura di Isabella Innamorati, Carocci, Roma 2007