Pedagogia



 


«Ho fatto l'attore per otto anni e non ho mai smesso di chiedermi cosa stessi facendo: era insopportabile... Dicevo parole, soltanto parole, così ho lasciato perdere. Nessuno voleva dirmi cosa significasse recitare! Ho cominciato a capire qual era il problema una volta diventato regista, nel momento in cui io stesso sono stato obbligato a rimaneggiare un testo, a reinventarlo. Ecco: posso recitare solo ciò che invento in questo momento.... Se il regista reinventa, l'attore fa lo stesso. Evidentemente, bisognava che trovassi degli attori che la pensavano come me: così ho cominciato a insegnare».

Massimo Castri, La ragione degli altri di Luigi Pirandello. Dialettica del sottotesto. Diario di bordo a cura di Sonia Pastecca, p. 213

Alla fine degli anni Settanta Massimo Castri inizia ad insegnare alla Scuola Civica del Piccolo Teatro di Milano, sotto le direzioni di Roberto Leydi e Renato Palazzi. È attivo come docente fino al 1986 alternando corsi per gli allievi attori e per gli allievi registi.  Nei registri della Scuola - ora Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi - Massimo Castri risulta come insegnante di recitazione dall’anno 1977-1978, non si hanno però tracce più precise del periodo di insegnamento o della classe né dei contenuti del corso. 

L’insegnamento è occasione per Castri di sistematizzare a livello teorico le linee di approccio ai testi e i metodi utilizzati  nelle sue precedenti regie e di concentrarsi sul gesto della recitazione sul quale riflette a partire dagli anni della sua esperienza d’attore. Si tratta di un contesto accademico che deve fondare le basi del mestiere e in prima battuta Castri sceglie Pirandello, un materiale caldo che possiede e manovra con agilità. Il Così è (se vi pare) è occasione anche per continuare una riflessione su un testo che lo ha lasciato “insoddisfatto” poiché a livello di analisi si è rivelato tanto ricco di possibili chiavi di messinscena da non poter essere esaurite in un solo spettacolo.


Negli anni successivi Castri affronta altri argomenti con gli allievi registi/assistenti alla regia.

Nel 1986, ultimo anno di insegnamento, realizza come saggio finale con gli allievi di recitazione un esperimento da Girotondo di Schnitzler che mette insieme due linguaggi: il teatro e la televisione, realizzato come produzione RAI. La regia televisiva viene pensata da Castri poi tecnicamente affidata a Maurizio Buscarino.

Al termine dell'esperienza è critico rispetto ai percorsi di formazione per gli attori in Italia.  A partire dal 1988-1989 inizia a progettare, su invito di Paolo Pierazzini, quello che diventerà il Progetto Euripide, coinvolgendo i comuni della costa toscana. Un progetto di specializzazione per giovani attori già diplomati, un tempo di approfondimento e studio pensato su più anni e non direttamente finalizzato alla produzione in cui a partire da un'accurata analisi e appropriazione del testo i giovani lavorano sulla costruzione del personaggio e, in particolare, sullo sviluppo dell'immaginario e dell'attivazione del sottotesto. Il percorso si orienta su una Trilogia euripidea "fittizia", quella dei figli degli eroi (Ifigenia, Elettra e Oreste) e avrà due esiti pubblici. Il primo anno (1990) il lavoro sui tre testi è presentato in forma di studio (quelli che Castri chiama nei sui appunti i "tre pezzi facili"), il secondo anno (1991) si arriva alla formalizzazione di Oreste ed Elettra  di cui Castri cura la drammaturgia affidando la regia alla sua assistente (ed ex-allieva) Cristina Pezzoli.

A Milano nel luglio del 1992 mette in scena la Disputa di Marivaux come esito di un percorso di formazione professionale e finanziato dal Ministero dello Spettacolo e dal Comune di Milano.

Le scuole non funzionano?

No, ma non è solo colpa loro. È anche colpa di un intero sistema che non funziona. Una scuola non può funzionare se non c'è un teatro pubblico che funziona, o dove il sistema teatrale è sfasciato. Ci sono anche problemi storici di fondo: in Italia non c'è stata una fondazione teorico pratica né metodologica del gesto del recitare. Nel Novecento questo problema non è stato affrontato, e rimane un vuoto. In questa situazione, visto che non posso inventarmi una scuola ex-novo e che il salvataggio globale è impensabile, l'unica cosa che posso fare è salvare alcune anime. Tenere cioè dei corsi di specializzazione e di perfezionamento post-scolastici, come accade nel mondo della musica, scegliendo in maniera molto accurata alcuni giovani, con un talento che sembra abbastanza vivo, per dare loro un'occasione di maturazione su tempi più concreti, reali; al riparo dallo sfascio del meccanismo delle tournée. Cerco soprattutto di dare un minimo di sistemazione metodologica, teorica del problema del recitare. 

C’è dunque una grande attenzione agli aspetti teorici.

Non mi interessa insegnare agli attori a dire meglio le battute. Si tratta piuttosto di rifondare un metodo, ripensare a cosa è il gesto del recitare, su cosa si fonda, come nasce, eccetera. Nelle scuole, non si insegna la cosa fondamentale: come sviluppare l'immaginazione. Ecco, cerco di dare all'attore una grammatica, gli strumenti perché possa lavorare con la sua immaginazione sul testo. Mi rifaccio, rielaborandola, alla lezione di Stanislavskij: ci sono approdato al termine di un percorso personale che affonda le radici nella mia poetica registica, nell'esame del rapporto tra testo e sottotesto. Quando mi sono trovato a dover affrontare il problema del punto di vista dell'attore, l'incontro con Stanislavskij è stato inevitabile.


Oliviero Ponte di Pino, A scuola di teatro con una grammatica dell'immaginazione, in “il manifesto”, 16 luglio 1992. 

GIROTONDO

Arthur Schnitzler

Milano, Civica Scuola Drammatica Paolo Grassi

20 giugno 1986

LA DISPUTA

Pierre de Marivaux

Milano, Piccolo Teatro Studio

14 luglio 1992

Sin dagli anni della Civica Castri coinvolge alcuni degli ex-allievi nelle sue produzioni e progetta spettacoli come Amoretto incentrati proprio su una compagnia di giovani. Castri considera la formazione anche in termini concreti di apprendistato del palcoscenico, e crede nello scambio di saperi tra generazioni all'interno di una compagnia stabile. L'esperienza della Trilogia della villeggiatura goldoniana, nel periodo della direzione pratese,  progetta un percorso di perfezionamento attorale Recitar con metodo che non riesce a portare a compimento per lo spostamento a Torino.

Nel 1999 è chiamato da Franco Quadri come docente della seconda sessione dell'ottava edizione dell'École des Maîtres (19-29 agosto 1999). Castri sceglie come materiale di lavoro La ragione degli altri di Pirandello ma il tempo relativamente breve dell'esperienza non permette a Castri un affondo reale sulla recitazione. Non senza polemiche da parte dei partecipanti, il seminario si concentra sulle fasi di lettura e scandaglio dell'opera e ripercorre il lavoro di drammaturgia e analisi operato da Castri per la realizzazione dello spettacolo.

Castri torna alla Paolo Grassi Castri nel 2004 per una docenza breve (masterclass) per la classe del terzo anno attori; sceglie di lavorare su Questa sera si recita a soggetto di Pirandello di cui ha da poco realizzato la regia. Ad un terzo del percorso Castri lascia il corso per motivi di salute, il programma è portato a termine da Marco Plini.

Gli ultimi importanti impegni di didattica riguardano i due corsi di Alta Formazione attorale che dirige per ERT (2006-2007 e 2007-2008), sotto la direzione di Pietro Valenti. Si tratta di due percorsi di studio e approfondimento il primo incentrato sul sottotesto, il secondo sulla costruzione del personaggio, pensati in stretto collegamento con il percorso produttivo. I percorsi hanno come esito gli spettacoli Così è (se vi pare) di Pirandello (2007) e La presidentessa di Hennequin Veber (2009); il gruppo di attori partecipa quasi interamente alle due edizioni del corso, gli spettacoli diventano palestra concreta di mezzi e codici espressivi come costruzione della coralità, ritmo, comicità.

A questi momenti più significativi, sono da aggiungere numerose lezioni, workshop e seminari, tra cui segnaliamo il seminario per registi su Shakespeare tenuto nel 2001 a Pélussin presso il Centre Européen de la Jeune Mise en Scene. 

Approfondimenti

 DAI TACCUINI Taccuino "1 L'ATTORE" 1992

Dalla linea ininterrotta dell'azione il passaggio alla linea delle azioni fisiche: il passaggio è breve → cioè: sembra che Stanis. [Stanislavskij] (partito dai problemi degli stati emotivi) si porti sempre di più verso l’esterno, verso ciò che è conoscibile (del testo o del personaggio) (per stimolare in modo sempre più indiretto ciò che è inconoscibile)

→ che era pur sempre un suo punto di partenza: come accerchiare lo stato creativo: come accerchiare l'inconscio eccetera. eccetera. )

→ Insomma: Questo sembra uno schema attendibile ||

→ Inoltre: l'impressione che si ha (almeno dall'esterno: per ora senza avere letto e riletto) è che il lavoro-sistema di Stanis. sia in perenne movimento e che si vada organizzando senza stabilizzarsi o fermarsi… è un organismo (sembra) che potrebbe continuare a crescere ( e quindi modificarsi)  perché mutano i piani e le prospettive e le relazioni tra le parti (se Stanislavskij non morisse) si ferma, il sistema, in equilibrio instabile e mobile per tensioni dinamiche delle sue parti soltanto perché il soggetto che lo elabora finisce.

→ voglio dire: le parti con cui il sistema cresce per zone antiche e moderne non si escludono, non vengono rifiutate (perché sopraggiunge una nuova intuizione) ma vengono sistemate in una prospettiva funzionale diversa: risultano ancora utili e necessarie

eccetera eccetera

→ ho avuto un'impressione simile studiando Goethe e cercando di capire il suo modo di costruire l'opera è la vita (Ma con un effetto più Monumentale di quanto non capiti con Stanis.)

[...]

(spunti) 

per la mia storia personale di maestro: quando ho cominciato a pensare al recitare e come |

A) la prima fase risale chiaramente alla poetica del sottotesto drammaturgico-registico : lì ho scoperto il concetto di sottotesto (dalla regia --> all'attore)

→  il regista recita il grande sottotesto e non il testo e il sottotesto deve essere articolato in tessuto continuo che anima e invade tutto il testo

→  il regista deduce dal grande sottotesto il sottotesto per l'attore (ed è un sottotesto straniato, almeno in questa fase)

→  quindi : per me che "non sapevo niente" il concetto di sottotesto nasce dalla prassi-teoria della regia e si sposta nella recitazione *( prima, quando facevo l'attore, non sapevo cosa recitare non tanto come! →  Cioè non vedevo un contenuto della comunicazione )


→  il problema del recitare quindi si imposta per me in due grandi fasi

a) produzione di sottotesto (immagine)

b) messa in attrito dell'immagine con il testo (e viceversa) per attivare in concreto (dentro una sezionatura del testo (il recitare*  il testo così diventa vivo)


 →  il sottotesto (o con testo *o testo altro più In generale) poi si è articolato in svariati modi

sottotesto concreto: le situazioni concrete che attivano il recitare (le azioni fisiche, i perché, i dati specifici, la situazione concreta, il 'come' 'dove';  articolato in svariati modi)

→sottotesto straniato (o privato) che attiva il recitare senza avere connessioni dirette/narrative con il testo 

→sottotesto ‘di uso’: micro-sottotesto che attiva zone specifiche e parziali del testo

BIBLIOGRAFIA

Massimo Castri, Attraverso i teatri. Massimo Castri, pp.29-32 in Costa Ovest Professioni per lo Spettacolo, a cura di Luciano Donzella, Vallerini Editrice, Pisa, 1989


Costanza Boccardi, Due anni di ricerca, in: "Baubo",  VI, 1991/10, pp, 47-48


Ettore Capriolo (a cura di), Euripide all'Atelier, pp. 119-123 in  Massimo  Castri e il suo teatro: settimana del teatro 30 marzo - 5 aprile 1992, a cura di Isabella Innamorati,  Bulzoni, Roma 1993


Massimo Castri, La ragione degli altri di Luigi Pirandello. Dialettica del sottotesto. Diario di bordo a cura di Sonia Pastecca, pp. 207-263 in L' Ecole des maîtres, libri di regia 1995-1999 3: 1998-1999: Matthias Langhoff, Eimuntas Nekrosius, Massimo Castri, Jacques Lassalle,  a cura di Franco Quadri con la collaborazione di Andrea Nanni, Milano Ubulibri, 2001

Vittorio Taboga, Massimo Castri alla Scuola di Ert: un Maestro e il suo metodo, in Antropologia E Teatro. Rivista Di Studi, 7, 2016, pp. 77-107

Foto copertina: Massimo Castri a Castiglioncello durante il Progetto Euripide (di spalle Mauro Malinverno e Maria Ariis, da sinistra: Carla Manzon, Ettore Capriolo, Cristina Pezzoli, Tommaso Ragno, Sara Bertelà, Sergio Romano, Carlotta Mattiello).