Elettra

Galatea Ranzi, Antonio Pierfederici

 ph Tommaso Le Pera

1993-1994

ELETTRA di Euripide

Traduzione di Umberto Albini e Vico Faggi


Regia Massimo Castri

Scene Maurizio Balò

Costumi Claudia Calvaresi

Musiche Bruno de Franceschi e Franco Visioli

Luci Sergio Rossi


Interpreti: Galatea Ranzi (Elettra), Fabrizio Gifuni (Oreste), Antonio Pierfederici, Annamaria Guarnieri (Clitennestra), Marisa Della Pasqua, Paola Della Pasqua (Coro, Dioscuri)


Musiche eseguite dal Coro Zefferini di Cortona e dalla Società Filarmonica cortonese


Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria

Debutto: Spoleto, Teatro Caio Melisso, 9 dicembre 1993.


Note

Castri vince il Premio Ubu alla regia ex-aequo 1993/1994. Maurizio Balò alla scenografia. 


RIPRESA 1994-1995 

Debutto: Bevagna, Teatro Torti, 25 ottobre 1994.

Leda Negroni sostituisce Annamaria Guarnieri nel ruolo di Clitemnestra.

Colloquio con Massimo Castri a cura di Sergio Ragni

Antonio Pierfederici, Fabrizio Gifuni ph_Tommaso Le Pera

La tua Elettra usa lo spazio in modo non tradizionale.

Per rendere conto in modo radicale di questa lettura di Euripide, lo spazio la porta alle estreme conseguenze. Visto che la novità fondamentale è una specie di realismo in formazione, di realismo nascente dentro un momento antico, dentro un evento culturale memorabile, ho teso a far diventare lo spazio un nostro modo di reinventare il naturalismo e il realismo: l'oggetto scenico abbatte l'architettura teatrale, uccide il palcoscenico e diventa un segmento di realtà che invade il teatro tutto… c’è questo pezzo di campagna che si insedia all'interno del teatro. Questo sia per ricordare formalmente l'accento fondamentale dell'operazione di euripide,virgola sia per portare oltre, quasi ironicamente, il suo spostamento tematico, quest’ Elettra che diventa contadina... che all'epoca doveva essere un evento clamoroso per chi aveva visto qualche anno prima  l’Elettra di Eschilo. Contemporaneamente lo spazio svolge una funzione di citazione: si spacca in due e torna ad essere uno spazio tragico - con la platea che diventa una specie di orchestra, però vuota di coro - nel momento della grande catastrofe..... che però si svuota in quanto tale e diventa un momento  quasi di silenzio.

Maurizio Balò, Bozzetto preparatorio per la scenografia 

BOZZETTI PREPARATORI DELLA SCENOGRAFIA di Maurizio Balò

Maurizio Balò, Bozzetti preparatori per la scenografia 

Dalla rassegna stampa

È il classico paesaggio immobile di questa regione a prestare i suoi connotati ad Argo nella scena del Caio Melisso, invadendo nel disegno di Maurizio Balò con i solchi accidentati di un terreno arato l'intera platea tra gli spettatori nei palchi: in cima un ulivo si staglia contro un cielo livido, che via via prenderà la luminosità delle diverse ore di questa lunga giornata fino al crepuscolo. […] Un minuto ossessivo realismo avvicina il testo al nostro tempo e alla moderna drammaturgia che sulle sue tracce si è rimodellata: non siamo lontani, anche per l'impostazione della vicenda dall'Elettra, di Marguerite Yourcenar  ma neppure dal clima di tragedia rusticana di Desiderio sotto gli olmi, nato piuttosto dalle suggestioni di Fedra e realizzato recentemente da Matthias Langhoff a Parigi come un grandioso melodramma su un suolo terroso tra vacche galline e cavalli. Qui in compenso la colonna sonora fa concorrenza ironizzando a quella dei famosi Čechov del Teatro d’ Arte di Mosca, con le sue gamme ritornanti e variegate di cani abbaianti, voci, stornellate, campane, bande strimpellanti, concerti di cicale, voli di rondini, echi, fino alle urla degli animali sacrificati e di Egisto morente, o a una lirica invocazione operistica di Clitennestra prima di essere colpita. Questa madre complessata e tirannica del resto era arrivata in visita alla figlia direttamente dal Gabbiano, tutta in bianco dall'ombrellino al cappello allo strascico, un po' maldestra sulle zolle, nella memorabile apparizione di Anna Maria Guarnieri, che si riaffacciava agli orizzonti scenici di Castri dall’interpretazione di quello spettacolo. Intensa è la suggestione visiva d’ atmosfera, mentre tra i comportamenti riflessi e le occupazioni materiali, si spezza il flusso faticato delle parole, già rese quotidiane dalla traduzione sensitiva, nervosa di Umberto Albini e Vico Faggi, ripassate ora al vaglio psicologico e sottoposte anche a una spietata potatura. […] La regia punta le sue carte sul legame ritrovato tra i due fratelli, che nel loro destino di violenza scoprono i risvolti di un rapporto infantile morboso allo stesso tempo, per vedersi orfani e soli dopo la vendetta. Indimenticabile la scena un po' imbarazzata ma quasi astiosa del riconoscimento, guidata dal vecchio servo svaporato e un po' visionario concretizzato dalla fantasia di un bravissimo Tonino Pierfederici; ed efficace per quanto un po' costruito il tragitto di Oreste (un giovanissimo Fabrizio Gifuni), dalla sua comparsa con le valigie del signorino Un po' provinciale, cravattone e scarpe scamosciate, al esasperazione furiosa che lo coglie sanguinante, dopo aver introdotto sulla carriola al cadavere di Egisto. Appena sola, Elettra prenderà a calci e sputi quel corpo; e recupererà una dimensione sacrale esplodendo in una specie di danza molto vicina alla crisi isterica. Sopra le righe fuori dalla convenzione veristica sono anche le due gemelle (Marisa e Paola Della Pasqua) che esplicitano da bambinacce scomposte i resti del coro, ma fungono anche da messaggere, mimando i fatti tragici che raccontano come dei "fool" shakespeariani, e alla fine, dopo che la chiusura delle due ante di un colossale portone avevano sigillato la scena e la vicenda, appaiono sul campo travestite da angeli per decretare espiazioni e destini con le parole riservate dal testo a Castore e Polluce, zii semimmortali dei due ragazzi che chiudono con un pettegolezzo su Elena la storia di famiglia. [...] Con molto coraggio lo spettacolo si replicherà per soli 100 spettatori a sera, 33 volte, in esclusiva per Spoleto. 

Franco Quadri, Infuria isterica e sacra la danza di Elettra, in "La Repubblica", 14 dicembre 1993

APPROFONDIMENTI 

Fabrizio Gifuni ph_Tommaso Le Pera ATSU

BIBLIOGRAFIA

Claudia Cannella, Lavorare con Ronconi e lavorare con Castri, in “Hystrio” 2, 1994 pp. 20-22.

Biancamaria Ragni, Elettra di Euripide per la regia di Massimo Castri: lavoro teatrale e attivazione dell'immaginario dell’attore, in "Biblioteca teatrale", rivista trimestrale di studi e ricerche sullo spettacolo, Roma,  Bulzoni, n. 45/46/47,  gennaio-settembre 1998, pp. 83-106.

La testimonianza di Fabrizio Gifuni è pubblicata in Renato Borsoni, L’avventura di un teatro libero. Conversazioni con Paola Carmignani, Grafo, Brescia, 2014 (Fabrizio Gifuni: Massimo Castri: un ricordo, ivi pp. 31-35 ).


Foto copertina: Galatea Ranzi ph Tommaso Le Pera