E' arrivato Pietro Gori, anarchico pericoloso e gentile 

1973 -1974 

È ARRIVATO PIETRO GORI, ANARCHICO PERICOLOSO E GENTILE

di Massimo Castri, Emilio Jona e Sergio Liberovici


Regia  Massimo Castri

Scene e costumi  Maurizio Balò

Musica  Sergio Liberovici



Interpreti : Sergio Reggi (Pietro Gori), Maurizio Manetti, Ugo Maria Morosi, Laura Panti, Mario Pachi ed il gruppo “(Italia) Ottica" dell'ARCI Livorno con Daniela Burchielli, Stefano Mariotti, Paolo Pierazzini, Maria Teresa Rosalini, Roberto Scarpa


Produzione: Compagnia Teatro Popolare Toscano “Teatro per un territorio”

Debutto: Rosignano Solvay (Livorno), Piazza Carducci, 15 luglio 1974.

In questi giorni ha preso avvio in Toscana (ed in particolare nella provincia di Livorno) una nuova iniziativa di teatro in cui Siamo coinvolti noi come ricercatori, autori e realizzatori e lo saranno le collettività di Portoferraio, Capoliveri, Rio Marina, Rio Elba, Rosignano Marittimo e Solvay, Cecina, Piombino, Livorno e Castellina, con le quali Iniziamo con questo scritto un dialogo che dovrà diventare più ravvicinato e preciso nei prossimi mesi.


L'iniziativa consiste nel comporre e nel realizzare insieme un "fatto" teatrale su-attorno Pietro Gori (1875-1911) che nei luoghi citati è ancora molto popolare nonostante gli anni trascorsi.


Pietro Gori, poeta, drammaturgo, oratore, giornalista, avvocato di fama e figura ben nota del movimento internazionalista, perseguitato, imprigionato, "cittadino del mondo", vive ed opera tra il Congresso anarchico di Capolago e la fondazione del Partito Socialista, tra i contrasti fra socialisti e anarchici in tema di tattica e strategia rivoluzionaria, e gli scioperi, le repressioni e i processi che ne seguivano, tra i fasci siciliani e i fatti di Milano del ‘98, tra l'uccisione del presidente francese Sadi Carnot per mano di Sante Caserio, quello di Umberto I con la pistola di Gaetano Bresci e la fucilazione di Francisco Ferrer.


Costruire insieme un teatro su-attorno questo personaggio significa che gli autori-ricercatori e in un secondo tempo gli attori, si radicano nel territorio in cui lo spettacolo sarà realizzato e verrà distribuito e iniziano un particolare è del tutto inedito rapporto con le collettività relative. Anzitutto le chiamano, con queste prime poche righe di appello, a collaborare con notizie, ricordi, canzoni, scritti, documenti, fotografie riguardanti in qualche modo Pietro Gori appunto e la vita sociale di quegli anni.


Massimo Castri, Emilio Jona, Sergio Liberovici, Introduzione alla metodologia della ricerca

ACTB

1974-1975 

È ARRIVATO PIETRO GORI, ANARCHICO PERICOLOSO E GENTILE

di Massimo Castri, Emilio Jona e Sergio Liberovici


Regia  Massimo Castri

Scene e costumi  Maurizio Balò

Musica  Sergio Liberovici

Luci Luigi Baccanelli


Interpreti: Aldo Engheben (Il prologo), Salvatore Landolina (il figlio), Tullia Piredda (Ida), Roberto Piumini (l’attentatore), Sergio Reggi (Gori), Alberto Ricca (il presidente del tribunale), Ermes Scaramelli (Cafiero), Clara Zovianoff (la madre)


Produzione: Compagnia della Loggetta

Debutto: Brescia, Teatro Santa Chiara, 3 aprile 1975


Nota: 

Lo spettacolo diventa produzione della Compagnia della Loggetta. Castri vince il Premio I.D.I alla regia 1975. (video).



Nella stagione 1974-1975, lo spettacolo viene ripreso come produzione della Compagnia della Loggetta. Renato Borsoni sulle motivazioni dell'"adozione" del progetto:

Caro De Santis,

la storia della scrittura di questo Gori Di Castri, Iona [sic] e Liberovici potrà essere raccontata dagli autori quando si tenterà di inserirlo in un panorama organico di quello che è stato chiamato il teatro documento italiano: definizione ormai lisa da tante diatribe sul vero significato di questo genere sulla sua funzione in questo periodo di incertezze anche salutari, sul progressivo e rapido deteriorarsi degli schemi originari.

Io vidi lo spettacolo nella prima edizione della scorsa estate: lo vidi a Castiglioncello, nella terra di Gori, dove il testo era nato e cresciuto prima di arrivare a una serie di recite estive in alcune località minori della Toscana. Mi interessò perché - pur incompiuto com'era - mostrava evidenti i segni della ricerca di una nuova drammaturgia popolare, una ricerca molto vicina a quella che noi della Loggetta portiamo avanti da parecchi anni in Lombardia. Ora lo spettacolo verrà allestito a Brescia, con un gruppo di attori totalmente diverso salvo che per il protagonista (Sergio Reggi che è Gori), e con lo stesso regista, Massimo Castri.

Sarà interessante verificare come un testo nato da un'operazione cosiddetta di radicamento, possa liberarsi, sradicarsi dal suo ambiente e proporsi come spettacolo autonomo in un altro territorio, a contatto con un pubblico diverso da quello che ha contribuito in vari modi alla sua maturazione - Io credo, naturalmente, alla riuscita dell'operazione, anche perché Pietro Gori - una vicenda affascinante per i problemi che solleva e non priva di notevoli addentellati con il nostro presente - ha lasciato in più parti d'Italia un profondo sedimento di immagini ed episodi sul grande lago della memoria popolare.

E lo spettacolo? Assorbendo teatralmente i documenti dai quali ci è rinviata  l'immagine del personaggio, si tenterà una ricostruzione dialettica, senza forzature didattiche nè apologetiche nè dissacratorie di un personaggio tipico di un momento storico-politico.

E in questo senso si tratta di inventare (un'ennesima volta) un teatro politico in cui le strutture linguistiche dello spettacolo stimolano la possibilità di un giudizio: ma il giudizio sarà rinviato, attivamente, ad una sintesi che deve operare il pubblico.

Renato Borsoni, Un personaggio tipico di un momento storico-politico, in Sipario n.346, marzo 1975 p.65

Sergio Reggi, Tullia PIredda, Salvatore Landolina ph_Alabiso ACTB

 LE DIVERSE VERSIONI DEL COPIONE

 PROGRAMMA DI SALA

Castri [...]  ha voluto mettere in rilievo in modo del tutto antirealistico appunto la realtà sociale degli anni di Gori (nato nel 1865, morto nel 1911) nella loro chiusa cecità politica e, da quella realtà, ha fatto emergere l’anarchico in dimensioni mitiche o eroico melodrammatiche come i documentanti dell'epoca e le testimonianze raccolte ci mostrano. Mito, melodramma, memoria popolare, auto rappresentazione, verbali di polizia, ritagli di stampa, resoconti di processi, il tutto immesso in una rappresentazione frantumata, e coerente nello stesso tempo, dall'incontro delle diverse possibilità dialettiche. Su un testo formato da successioni di scene che vanno dall'episodio (diciamo meglio: dell'aneddoto) all’eccitazione concettuale, dalla rappresentazione vignettistica e critica della realtà repressiva e legale alla enunciazione visionaria di evoluzioni o rivoluzioni che gonfiano le loro possibilità con richiami a calamità naturali che le rendono vane e le annullano, il personaggio Pietro Gori trascorre davanti a noi in successive immagini mostrando come la sua accesa generosità ideologica non riuscisse mai a concretizzarsi uscendo dalle proprie origini emotive. 

Roberto Rebora, E’ arrivato PIetro Gori, in "Sipario", 348, 1975, p. 25. 

Sergio Reggi, ph_Alabiso ACTB

 DALLA RASSEGNA STAMPA

"L'anarchico pericoloso e gentile si è insediato nel teatro comunale Santa Chiara e tutte le sere racconta e fa raccontare la sua storia folgorante di cavaliere dell'ideale al pubblico bresciano. Sventolio di bandiere rosse e applausi; fiocchi di seta sotto i colletti delle camicie, e battute in versi di ottocentesca fattura, tratti dalle opere poetiche gonfie di umanitarismo e un po' di retorica. Quando la ballata sull'anarchico pericoloso e gentile, che fu autore, tra l'altro, di "Addio Lugano bella", finisce, resta l'immagine di lui proposta dallo spettacolo: un'immagine un po' ambigua e complessa, contradditoria anche; il cavaliere dell'ideale torna a casa (con due grosse valige che si trascina dietro), abbraccia la sua stessa effige, il suo busto marmoreo facente parte della galleria dei "grandi" del movimento del riscatto proletario (da Tolstoi a Louise Michel, da Kropotkin a Victor Hugo, da Emile Zola a Marx: una bella confusione, non vi pare?) e se ne muore. La sua eredità non essite se non in un esempio di dedizione un po' velleitaria, tra la sincera milizia anarchica e la moda, il gusto fin de siècle".

Arturo Lazzari, L’anarchico Pietro Gori in un affettuoso ritratto, in "L'Unità", 12 aprile 1975

"La prima cosa da dire è che questo spettacolo della Loggetta di Brescia offre, finalmente un'eccellente dimostrazione di come si possa fare del teatro politico - e questo indubbiamente lo è - senza puntare il dito contro gli spettatori e trattarli alla stregua di: a) deficienti da indottrinare; b) sporchi borghesi che dovrebbero vergognarsi di sfruttare il proletario; c) compagni già convinti da rintronare, chi sa perchè, con slogans e argomenti sui quali tutti sono completamente d'accordo. Al contrario lo spettacolo diretto da Massimo Castri [...] è uno spettacolo critico, cioè pone in discussione, oltre i sopradetti modi di (non) fare del teatro impegnato, i materiali storici e ideologici - teorie, fatti, personaggi - con i quali lo stesso Castri lo ha costruito insieme a Sergio Liberovici e Emilio Jona".

Alberto  Blandi,  Anarchico  poeta  contro  i  poliziotti,  in "La  Stampa",  3  maggio 1975

"Lo spettacolo di Castri è vivo, ricco di risorse spesso sottili, quasi aristocratiche, da calligrafo della scena che prova con gioia tutti gli strumenti a sua disposizione, accordandoli, contrapponendoli l'uno con l'altro, lavorando con gli attori con intensa concentrazione"

Antonio Valenti, Teatro-documento di Castri con molte e colorite variazioni, in "Giornale di Brescia", 3 aprile 1975.

Bibliografia

Sulla creazione e sulla metodologia di lavoro:

Massimo Castri, Emilio Jona, Sergio Liberovici, Una ricerca teatrale su Pietro Gori, Nuova Società, maggio 1974,  pp. 35-37. 

Il percorso di ricerca e creazione è documentato tramite la pubblicazione di tre fascicoli di: Documenti, testimonianze orali, interventi critici, riguardanti Pietro Gori, a cura di M. Castri, E. Jona, L. Panti, S. Liberovici, Rosignano Marittimo, 20 marzo 1974  [1 fasc.]; 19 aprile 1974 [2 fasc.], 30 maggio 1974 [3 fasc.]. Quest'ultimo  contiene: Massimo Castri, Appunti per una analisi del pensiero e del linguaggio dell’anarchico Pietro Gori (…in funzione di uno spettacolo/ricerca…), pp. 12-22.  

Il testo dello spettacolo:  S. Liberovici, M. Castri, E. Jona. E’ arrivato Pietro Gori, anarchico pericoloso e gentile, in "Sipario", n. 346, marzo 1975 pp. 64-80.

Renato Borsoni, Un personaggio tipico di un momento storico-politico, in "Sipario", n.346, marzo 1975 p.65. 


Ulteriore documentazione sullo spettacolo nei fondi d'Archivio Emilio Jona - Sergio Liberovici dell'Associazione CREO