Anni 60

Massimo Castri nasce a Cortona il 25 maggio 1943. Si trasferisce con la famiglia a Firenze dove frequenta il liceo classico e si iscrive alla Facoltà di Lettere con il progetto di perseguire la carriera universitaria. Segue, fra gli altri, i corsi di Pio Baldelli e Walter Binni, con cui intende laurearsi in letteratura italiana. 

Si avvicina al teatro con esperienze amatoriali e inizia a recitare nella compagnia Gruppo Teatro Nuova Resistenza, diretta da Nino Filastò, che opera al Teatro Andrea del Sarto e in un circuito di Case del Popolo e circoli toscani. Dopo circa due anni con Roberto Vezzosi, Caterina Bueno e altri attori del gruppo partecipa alla fondazione del Cab '65, il primo cabaret di Firenze. L'iniziativa ha un discreto successo e il gruppo di attori, che nelle serate si alternano a cantanti e musicisti, viene scritturato per la stagione successiva da Franco Nebbia all'interno della compagnia stabile del Nebbia Club

Castri si trasferisce a Milano e tramite il Cabaret muove i primi passi nel mondo del teatro. Nell'autunno del 1966 recita a Roma in una commedia scritta da Maurizio Costanzo e nel 1967 viene chiamato al Piccolo Teatro di Milano per lo spettacolo Unterdenlinden di Roberto Roversi con la regia di Raffaele Majello. Castri approda dunque alla sua prima scrittura con un Teatro Stabile, attraverso il Cabaret, in uno spettacolo dai temi e dai toni brechtiani. Con lui, sempre dalla “scuderia” di Nebbia, nelle recensioni compaiono Roberto Vezzosi, Nestore Garay, Giorgio Naddi. Completi neri, bombette, occhiali scuri che torneranno come immagini ricorrenti in tanti spettacoli di Castri. 

E' un giovane attore che, senza una formazione accademica alle spalle, ma con una elevatissima e inusuale preparazione culturale, si affaccia alla realtà della professione e ne sperimenta incertezze e difficoltà.  Il contesto storico è turbolento e stimolante. Castri attraversa esperienze differenti, ma significative tra teatri stabili e avanguardia, sperimentando l'esistenza nomade degli attori scritturati. 

Nell'autunno 1967 collabora con Quartucci e il Teatro Gruppo recitando nello spettacolo Majakovski & C. alla Rivoluzione d'Ottobre per passare poi al Teatro Stabile di Genova (1968), dove recita in alcuni spettacoli di giovani al Teatrino di Piazza Marsala (registi Melloni e Fenzi). Recita in coppia con Rino Sudano in Paria di Strindberg.

Esplode il '68. Le istanze di rinnovamento in ambito teatrale, anticipate dal Convegno di Ivrea dell'anno precedente, si accompagnano per Castri alla passione politica vissuta, come il teatro, in una dimensione collettiva. Dalla fondazione al suo scioglimento, Castri partecipa all'esperienza della Comunità Teatrale dell'Emilia Romagna. È una delle esperienze più originali di questo periodo: un laboratorio di teatro e di attività politica per approfondire la ricerca sui linguaggi teatrali e per sperimentare la dimensione del collettivo: la responsabilità operativa di attori che si propongono come operatori culturali a tutto tondo, guidati dall'esigenza di rinnovare il rapporto col pubblico. Le contraddizioni dell'utopia si scontrano con le esigenze di mercato e con un rapporto ambiguo e difficile con la politica e le istituzioni di sinistra. 

Castri è uno degli animatori più attivi dell'esperienza; nonostante l'orizzontalità della struttura assembleare, emerge per il suo impegno sia come portavoce politico (con Virginio Gazzolo interviene a nome della Comunità al convegno di Modena del 1969), sia nelle scelte artistiche e programmatiche del gruppo. Nei taccuini si trova già traccia di un lavoro da dramaturg: ci sono appunti di molte letture da sottoporre all'assemblea per le decisioni sui testi da mettere in scena, così come si trova traccia dell'affiancamento al lavoro dei registi che operano nella Comunità: in particolare Giancarlo Cobelli (Gli uccelli, Woyzeck). Sono anni di impegno politico e di grande sperimentazione sui linguaggi che Castri testimonierà in alcuni interventi scritti che presentano il lavoro della Comunità. 

A questi anni risalgono anche le due esperienze di Castri come attore nel cinema: lo troviamo in Sotto il segno dello Scorpione di Paolo e Vittorio Taviani (1969) e in I cannibali di Liliana Cavani (1969), con altri attori della Comunità Teatrale

Foto copertina: Massimo Castri anni 60 ph_Picturial service Roma