Prove a tavolino

LE LETTURE A TAVOLINO: IL PERCORSO SUL TESTO. LA CREAZIONE DI IMMAGINARIO. IL LAVORO SUL PERSONAGGIO

DALLE PROVE A TAVOLINO DE "IL PICCOLO EYOLF"

M. CASTRI: L’ipotesi drammaturgica è da svolgersi in tre tempi attraverso uno slittamento dell’immagine scenografica. L’interno del testo invece è da assumere nella sua integrità e densità psicologica senza sapere nulla dello slittamento. Quello degli attori deve essere un vero e proprio lavoro realistico sul personaggio. Si creerà un attrito tra la recitazione realistica dell’attore e l’immagine scenografica. C’è un dramma inesistente che si muove in tre tempi, allora l’ipotesi di recitazione si àncora al sistema realistico che si svolge in questi tre tempi in un contenitore che si svuota come il tentativo di una vita che non può essere. Non si può dare il recitare. Il metodo non è mimetico, ma creativo; assumere la didascalia come battuta. Il personaggio è da inventare trattandolo come se fosse uno sconosciuto; è un percorso psicologico sia come obbiettivo che come metodo, poiché qui non si può fare un lavoro sottotestuale: tutto è già dato superficialmente. Ci troviamo quindi di fronte ad un dramma borghese che si disgrega mantenendo intatto il nucleo realistico che si presenta sotto forma del personaggio. Il metodo è quindi da ricercare nella ricostruzione realistica del personaggio, prendendo i tre atti ognuno per sé e ricominciando ogni volta come se fosse un testo nuovo. Il filo rosso tra i tre atti viene dato dallo stesso Ibsen che impone ai suoi personaggi un meccanismo di autoconoscenza attraverso le contraddizioni che essi stessi dicono e che sono sparse nell’intero testo come spie di un’autoanalisi.

A questo punto, dopo le prime letture conoscitive del Piccolo Eyolf, il regista affronta con gli attori il dramma a livello del personaggio, intendendo con questo, le immagini che ognuno di loro si è creato durante i precedenti incontri. Ognuno racconterà la storia del proprio personaggio in base ai dati raccolti che maggiormente lo hanno colpito. Sono racconti che assolutamente esulano da una critica a posteriori dei loro comportamenti. Non devono esserci sintesi o modelli già confezionati, ma evidenziare solo le immagini che si sono formate nella memoria dopo i primissimi approcci con il testo.

P. MANNONI (Rita) È sui trent’anni, bella, sensuale; vive in una casa senza camerieri con un ragazzino zoppo; ha un rapporto inquieto con la sua maternità. Mi sembra una situazione di solitudine e di impazienza: vive il suo eros frustato da Allmers. C’è una connotazione di classe superiore che la isola ancora di più dagli altri: insomma è ricca. Ha sposato un uomo povero. Non parla del suo passato, mai, ne accenna solo parlando con Alfred dell’incidente che ha causato lo storpiamento di Eyolf.

M. ESDRA (Asta) Ha un fratello e una cognata che considera rispettivamente come madre e patrigno, e un nipote. Arriva con delle enormi valigie e ha il problema di giustificare il suo arrivo anche se va spesso a fare delle visite in quella casa. Sa che il fratello non scrive più. Vive in un altro posto da sola, lavora sola. Mi sembra caratterizzata da pochi fatti concreti e più mentali: il suo mondo e una sua personale invenzione. Ha un rapporto problematico con il fratello che però vuole mantenere e un rapporto aggressivo con la cognata; in quella casa si sente di troppo; ma vuole rimanerci. Non gli interessa nessun altro rapporto amoroso se non con il fratello. Non le interessa l’ingegnere. Eyolf le interessa solo se rapportato al fratello. Una volta che il fratello si sposa, lei cambia casa, ne cerca una nuova.

M. CASTRI La casa invece potrebbe essere benissimo quella vecchia, che abitava insieme al fratello, vivendo ora in maniera ambigua questa Casa-fratello.

M. ESDRA Il fratello comunque è andato via e per lei è stato un fatto molto doloroso, così come quello di aver fatto un figlio: è stato un tradimento. Asta è consapevole di essere innamorata del fratello, ma sente che con la sua presenza rende difficile ogni tipo di rapporto. Durante l’assenza del fratello dirada le visite a Rita; sente terribilmente la mancanza di Alfred.

M. CASTRI Non bisogna dimenticare il fattore lettera: lei così scopre di non avere rapporti di parentela con Alfred, potrebbe succedere di tutto. Le domande da farsi allora sono: chi è mio padre? Come mi inserisco nella famiglia? Il fatto che lei scopra dopo che Alfred non è suo fratello provoca in lei del panico, perché? Il risultato, per ora, è che non sa più come regolarsi.

V. GAZZOLO (Alfred) C’erano due fratelli sui vent’anni, orfani e senza mezzi. Lui ha la fissa di scrivere un libro gigantesco che è l’opera della sua vita. Si sente responsabile della sorella solo perché il padre è in comune. La fortuna gli fa conoscere Rita, la quale è sessualmente esuberante, e la sposa perché è ricca e può così mantenere la sorella e perciò non preoccuparsene più. I primi anni di matrimonio sono meravigliosi e infatti nasce un figlio; prima della disgrazia gli vuole bene, poi incomincia a dargli fastidio e allora decide di chiuderlo in camera a studiare. Lui passa le giornate a scrivere. Non sta molto bene fisicamente. Gli anni passano e incomincia a sentire un certo disagio, vorrebbe andarsene; ha il dubbio che la sua opera non serva; cade in uno stato ansioso. Si chiude sempre più in camera sua; progetta che il medico gli prescriva in maniera tassativa di andarsene. La moglie allora acconsente. Lui vuole chiarire le sue ansie e in casa non riesce. Al ritorno vuole essere padre per Eyolf. In montagna non è riuscito a scrivere. Scrivere gli dà fastidio, inizia a rendersi conto che pensare è più bello che scrivere. In montagna prova la solitudine, ma la compagnia delle stelle lo fa decidere sul nuovo progetto: Eyolf dovrà continuare la sua opera o se no farà ciò che potrà vista la sua condizione fisica. Alfred torna a casa due settimane prima di quando avesse deciso; arriva di notte a piedi senza aver avvertito nessuno; vede che la strada dell’ingegnere è quasi finita e lui allora la percorre fin dove può. Fisicamente è cambiato, si sente meglio. Si mette a parlare con la moglie che vorrebbe avere dei rapporti, ma lui preferisce andare a dormire, felice. La mattina resta con il figlio in camera di lui. Apprende da Rita che tra Asta e l’ingegnere si è incrinato qualcosa. Non vuole preoccuparsi più di tanto, nemmeno dopo la morte del figlio.

SALAROLI (Ing. Borgheim) Ha un buon rapporto con il suo corpo, è un uomo sportivo. Più volte aveva invitato Asta ad andare con lui in barca. È attirato dal clima sfatto di questa casa; non è molto innamorato di Asta, lo è di più del suo lavoro. Anche lui sente bisogno di una cameriera che lo aiuti; i suoi sentimenti verso Asta non sono di passione. La sua mediocrità lo porta a pensare che anche con Rita si potrebbe tentare degli approcci.

M. CASTRI Borgheim è un personaggio da commedia, un po’ tonto che non capisce subito cosa sta succedendo in casa Allmers; il suo rapporto con gli altri è estremamente normale e limpido, ma nella sua incapacità di capire è ridicolo. È la parodia della nuova borghesia che avanza su tutto, costruisce nuovi mondi con entusiasmo puerile. Anche se nel terzo atto, nel dialogo con Asta, si capisce che anche lui ha indagato sulle situazioni di quella casa fornendo un doppio registro al personaggio come tutti gli altri, ciò non toglie che Borgheim sia più una macchietta, un personaggio di supporto, il cui compito è quello di alleggerire l’azione. […] 

Nella successiva fase di lavoro Castri tende ad una maggiore precisazione dei personaggi iniziando, sempre con gli attori, una nuova lettura che si addentri di più in ogni piega del testo. La dominante di questa nuova ricerca, diventa ora l’individuazione di una serie di indizi che ripetendosi possono fornire la matrice di ogni singolo personaggio. Partendo dal primo atto si affronta ogni scena e ogni battuta in modo isolato cercando così di ricostruirne la genesi; si riportano quindi le varie riflessioni di ognuno dei componenti della Compagnia rispettando la dialogicità con cui questi materiali sono stati trascritti.

M. CASTRI Ora si devono far nascere i personaggi come oggetti di conoscenza, si continua quindi il racconto del dramma come è stato fatto prima, ma questa volta legando il racconto alla battuta del testo. Si cercherà di seguire uno schema che si compone di due parti principali, A: il brano letto deve essere utilizzato come serbatoio di informazioni: B: il brano letto deve essere riempito con delle informazioni personali tratte dalle vostre riflessioni che aiuteranno a riempire quei vuoti sottotestuali che incontriamo poco per volta che si procede nella lettura. Insomma questo è un procedimento connotativo più specifico che si sviluppa sì, attraverso il racconto, ma anche e soprattutto, chiedendosi ad ogni battuta che cosa c’è davanti, dietro. Le informazioni che abbiamo ottenuto prima sono da ribaltare sulle battute e verificarle scena per scena. Ogni scena deve essere affrontata nell’ottica del personaggio e visto che ormai sappiamo il testo, almeno a livello informativo, ora si devono riempire quei buchi di scrittura che al contrario non permetterebbero di andare avanti nel nostro lavoro. Infine, è vedere come ognuno dei personaggi arriva alla propria scena.

ATTO PRIMO SCENA PRIMA Un giardino d’inverno arredato con eleganza e buon gusto. Molti mobili, fiori e piante. Nel fondo una porta a vetri si apre su un terrazzo. Ampia vista sul fiordo, alture boscose in lontananza. Porta a sinistra. Altra porta a due battenti a destra verso il fondo. Più avanti, a destra, un sofà con cuscini sparsi, seggiole e un tavolino presso l’angolo del sofà. A sinistra in primo piano un tavolo più grande e alcune poltrone. Sul tavolo una valigia aperta. È un mattino estivo: il sole splende. Accanto al tavolo, Rita, volgendo le spalle alla parete di destra, sta vuotando la valigia. È una bella signora sui trent’anni, piuttosto alta, florida e bionda. Indossa una vestaglia chiara. Dopo qualche istante, Asta Allmers entra dalla porta di destra. Veste un abito a giacca estivo, color marrone chiaro, con cappello e ombrellino. Ha sotto il braccio una grossa cartella chiusa. Asta è fragile, di media statura, capelli scuri e occhi gravi e profondi. Ha venticinque anni. 

ASTA:(sulla porta) Buongiorno, cara Rita!

M. ESDRA Asta a casa sua faticava nel prendere una decisione sul da farsi dopo aver scoperto le lettere; scesa dal battello non è assolutamente tranquilla, si calma un po’ quando si avvicina alla casa del fratello, ma continua a pensare nella sua testa a tutta la sua vita ora che sa delle lettere. Una volta entrata saluta banalmente Rita, ma sta sull’entrata, non riesce ad entrare veramente, si sente una straniera, infatti si inventa una bugia: di aver sentito il desiderio di vedere Eyolf per farsi coraggio. 

RITA (si volta e fa un cenno di saluto) Oh guarda ... sei tu, Asta! Così di buon’ora hai già fatto il viaggio dalla città fin qui? 

ASTA (si toglie il cappello e posa la sua roba su una seggiola vicino alla porta). Mi sentivo tanto irrequieta, questa mattina. Qualcosa mi spingeva a venire da voi, per vedere il piccolo Eyolf. E anche te. (Posa la cartella sul tavolino accanto al sofà) E così ho preso il battello.

M. CASTRI Le lettere, Asta, le ha portate con sé, quindi più si avvicina alla villa e più si agita. Su questa sua ultima battuta, bisognerebbe precisare se lei ha delle doti extra-sensoriali o se è andata a casa del fratello per rivedere tutto con occhi nuovi. Che sia irrequieta è vero, di quell’irrequietezza un po’ ingenua, un po’ sensitiva che caratterizzale persone deboli. Lei vorrebbe parlare con qualcuno delle sue lettere, ma non osa, allora si inventa infantilmente questo gesto di lasciare distrattamente la cartella sul tavolino, magari dimenticarsene affinché qualcuno le legga, Alfred forse. In ogni caso Asta ora si trova concretamente di fronte ad un’altra Rita o meglio, vede in lei un’altra donna, una vera rivale che gli ha rubato il suo Alfred. Allora si può ipotizzare che Asta vorrebbe che le lettere le leggesse Rita, nell’illusione che questa venuta a conoscenza dei fatti, prendesse i suoi bagagli e se ne andasse. Asta però cerca di nascondere tutto questo e la saluta come ha sempre fatto. In definitiva il suo stato d’animo, qui all’inizio del dramma, poggia su queste lettere.

P. MANNONI Mi sembra che anche Rita sia in uno stato di nervosismo totale, probabilmente perché Alfred la sera prima si è rifiutato di avere dei rapporti con lei, per di più si vede piombare in casa la cognata e pensa immediatamente con grande fastidio che trai due arrivi improvvisi, ci sia qualche motivo che lei non conosce. Cerca però di mantenere un certo contegno pur essendo molto contrariata, cerca di alleggerire la situazione già di per sé tesa facendo ad Asta delle battute maliziose: 

RITA (sorridendo) E a bordo hai certo incontrato qualche buon amico? Per caso, naturalmente. 

M. CASTRI Per arrivare a capire come Rita disfa la valigia di Alfred, ossia la sua prima azione in scena, bisogna rifarsi sicuramente alla notte precedente, al rifiuto, cioè, di Alfred ad avere dei rapporti sessuali con lei. Questo è il fatto più importante, tenendo anche conto che come si era precedentemente detto, nei racconti che ognuno di voi aveva fatto del proprio personaggio, lei lo aveva aspettato per più di due mesi. L’arrivo di Asta è per lei una sorpresa con la quale deve interagire, ma l’unica reazione che può avere è quella di fastidio: deve essere scorbutica. 

Estratti dalla tesi di laurea di Vittoria Castagneto, La nascita di uno spettacolo teatrale : L'allestimento del "Piccolo Eyolf" di Henrik Ibsen di Massimo Castri; rel. prof. Roberto Alonge, Facoltà di Magistero,Torino, Università degli Studi, 1987 pp. 120-136 per gentile concessione dell'autrice.

Foto copertina: Massimo Castri in prova a tavolino con la compagnia de La Famiglia Schroffenstein 1989  ph_ ACTB